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Pannella si propone come ministro. Mezzo mondo lo sostiene

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Mac'è un leader politico che s'è meritato sul campo un dicastero. Anche se, almeno per ora, soltanto virtuale. Un politico stimato in tutto il mondo. Uno che, recentemente, s'è preso pure un paio di sputi in faccia senza reagire. Anzi dando ragione ai suoi contestatori. È Marco Pannella. Nei giorni scorsi il leader radicale ha avanzato l'idea di fare il ministro della Giustizia. Pochi, in Italia, l'hanno considerato. Ma, nel resto del mondo, è stata una gara a dargli il sostegno. Hanno scritto al Partito Radicale rappresentanti politici, della società civile e semplici cittadini. Hanno sposato l'appello di Pannella il deputato britannico Paul Flynn, l'intero gruppo parlamentare del cambogiano Sam Rainsy Party all'opposizione del regime di Hun Sen: il capogruppo Son Chhay ha ricordato l'impegno di Pannella in Cambogia per promuovere la democrazia e i diritti umani. Dal Caucaso, oltre che dalle associazioni turcofone delle varie repubbliche trans-caucasiche, è arrivata la stima di Oksana Chelisheva, costretta a vivere in nord Europa per il suo lavoro a favore dei ceceni in Russia. Anche i curdi iraniani e alcuni gruppi politici del Kashmir, tutti ovviamente dall'esilio, hanno scritto per sostenere il leader radicale. Si è unito all'appello Ofra Balaban, a nome della rete di coppie infertili israeliane, che ha conosciuto Pannella nel 2006 al congresso mondiale per la libertà della ricerca scientifica. «Alla notizia della candidatura - conferma il segretario dei Radicali Mario Staderini - dalla comunità penitenziaria, cioè direttori delle carceri, agenti, psicologi e gli stessi detenuti, c'è stata un'adesione massiccia. Sanno bene che con Pannella la questione giustizia sarebbe davvero nell'agenda del prossimo governo. Purtroppo i giornali non ne parlano. Eppure la giustizia civile è stata inserita nella lettera della Bce mentre su quella penale abbiamo ricevuto condanne sia dalla Corte europea dei diritti umani sia dal Consiglio d'Europa».

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