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E la sinistra si spacca su Mario

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PolemicaDi Pietro va a un passo dalla rottura con i Democratici Poi ci ripensa e apre al governo tecnico: «Ma chiarezza sulla durata»

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Lagiornata di Mario Monti coincide con il calvario del centrosinistra. O almeno di quel nuovo Ulivo immortalato nell'ormai celebre fotografia scattata al congresso Idv di Vasto. Nichi Vendola frena, Antonio Di Pietro rompe, Pier Luigi Bersani prova a salvare capra e cavoli. La giornata si apre con l'intervista del leader di Sel a Repubblica. Vendola ripete le sue condizioni: sì ad un governo «di scopo» che faccia in un tempo ristretto una «patrimoniale pesante», la tassazione delle rendite finanziarie, l'abbattimento delle spese militari. Parole che costringono il segretario del Pd ad un intervento immediato. «Non farei adesso questioni di tempo - dice ospite de La Telefonata di Belpietro -, bisogna vedere la visione del governo e come riesce a rispondere ai problemi». E anche sul programma aggiunge: «Discuteremo». Ben più duro lo scontro con l'altro "alleato". Di Pietro è stato tra i primi, assieme alla Lega, a bocciare l'idea di un governo tecnico guidato da Monti. E anche per questo, giovedì, era stato costretto a fronteggiare l'ira dei suoi sostenitori che lo avevano accusato di non avere a cuore il Paese. Una polemica che, evidentemente, non ha ammorbidito Tonino visto che ieri mattina è tornato alla carica: «Noi non parteciperemo a questo governo. Quindi non voteremo la fiducia al governo Monti. Ma in Parlamento se ci dovesse essere qualche provvedimento corretto e coerente, non ci sottrarremo a votarlo». È a questo punto che è partito il pressing del Pd. «Ognuno si deve prendere le sue responsabilità - ha attaccato Bersani - spero che Di Pietro possa ripensarci perché prima viene l'Italia poi le alleanze e la politica». Ben più dura la posizione dei capigruppo di Camera e Senato Dario Franceschini e Anna Finocchiaro entrambi convinti che con un "no" a Monti l'alleanza Democratici-Idv non ha più alcuna ragione di essere. Ma le minacce non bastano. Quando in Senato giunge il momento di votare il ddl stabilità, le opposizioni si spaccano. Pd e Terzo Polo non partecipano, l'Idv vota contro e così il testo passa con i 156 sì della maggioranza, un astenuto e 12 no (oggi pomeriggio alla Camera il via libera definitivo). A questo punto la rottura definitiva sembra imminente. Ma a sera, messo alle corde dagli alleati e dai suoi, Tonino cede: «No ad una fiducia al buio, ma sì ad un governo tecnico che approvi quegli interventi di urgenza che i mercati ci chiedono». Anche il leader Idv, comunque, chiede «chiarezza sui tempi entro cui andare alle elezioni con una nuova legge elettorale». Insomma, per ora si tratta di una timida apertura che non scioglie tutti i nodi. Cui se ne aggiunge un altro. Intervenendo all'incontro della Rete per l'eccellenza nazionale, Emma Bonino si è detta convinta che il nuovo governo non debba essere formato solo da tecnici (non a caso i Radicali candidano Marco Pannella come ministro). Per Bersani un'altra spina nel fianco. Nic. Imb.

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