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Pdl spaccato sul governo Monti

Silvio Berlusconi

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{{IMG_SX}}Il Pdl è spaccato sul sempre più possibile governo tecnico a guida Mario Monti. Quasi tutti i partecipanti al vertice di Palazzo Grazioli raccontano di una riunione drammatica, durante la quale il premier Silvio Berlusconi non avrebbe nascosto che la scelta più probabile resta quello di valutare positivamente un esecutivo guidato da Mario Monti. Eppure le resistenze sono tante e molto convinte e il lungo dibattito ha dimostrato ancora una volta le differenze di vedute tra una parte consistente degli ex An, alcuni ministri ex socialisti e una parta consistente dell'ala azzurra. Per quanto triguarda gli alleati della Lega, invece,  per il ministro dell'Interno Roberto Maroni il voto sulla legge di stabilità - dopo il quale il premier di dimetterà - sarà l'ultimo, il Carroccio poi passerà all'opposizione. Secondo quanto si apprende da fonti di governo, la linea definitiva del Pdl sarà decisa nel corso di un ufficio di presidenza - più difficilmente una riunione della Direzione, per la quale occorrerebbe più tempo - che dovrebbe tenersi sabato pomeriggio, prima delle consultazioni domenicali. IL RISCHIO È L'ISOLAMENTO Silvio Berlusconi, giocando l'ultima carta, ha ottenuto la garanzia che qualunque sia - voto o sì a governo tecnico - la linea che sarà decisa a maggioranza, tutte le anime del partito accetteranno la decisione. Dunque, nessuna scissione, fughe o gruppi separati. Anche gli "scontenti", qualora dovesse prevalere il sì al governo Monti, non daranno battaglia portando a decisioni estreme il malcontento. Tra gli "scontenti", tuttavia, c'è chi parla di "una discussione ancora aperta". Oggi si è "accertato che non c'era una posizione unitaria e quindi bisogna verificare le varie strade". Durante il vertice, riferiscono fonti Pdl, il premier sarebbe tornato a sostenere la necessità di prendere al più presto una decisione per il bene del Paese, rimarcando la ineluttabilità ormai di un appoggio ad un governo tecnico sostenuto anche dalle forze dell'opposizione. In questo momento, avrebbe argomentato Berlusconi, non possiamo permetterci di restare in mezzo al guado, è pericoloso, rischia di isolarci e di farci additare come forza irresponsabile che si pone ai margini.     UN LAVORO ENORME Il neosenatore Mario Monti, secondo quanto riporta il Financial Times, a margine di un convegno a Berlino ha ammesso che l'Italia ha "un lavoro enorme da fare". L'ex commissario Ue ha sottolineato che le richieste dell'Europa e della comunità internazionale all'Italia, in termini di risanamento dei conti e di stimolo allo sviluppo, sono "quello che dovrebbe essere chiesto ad ogni Paese, per una maggiore crescita", che deve avvenire non "da ulteriori prestiti, ma attraverso la rimozione degli ostacoli alla crescita stessa". Così LA RICETTA DI MONTI La scelta di un governo guidato da Monti ora dopo ora sembra ormai irreversibile, se non per tutta la maggioranza, sicuramente per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.  "La crescita - ha detto Monti - richiede riforme strutturali", che tolgano "ogni privilegio" alle categorie sociali che ne hanno, cancellando il problema italiano di chi "protegge la propria circoscrizione elettorale". Sull'euro Monti ha affermato che l'Italia è ancora in ampio credito, grazie "ai benefici che ha dalla appartenenza". Benefici che costituiranno "un patrimonio nel tempo". "Se l'Italia non avesse fatto parte dell'euro - ha detto - ci sarebbe più l'inflazione, politiche meno disciplinate e meno rispetto per le generazioni future". L'Italia - ha proseguito Monti - "è al centro dell'Europa. Politicamente e storicamente, l'Italia non può ignorare le sue responsabilità in quanto stato membro fondatore" dell'Ue. "Mi piacerebbe vedere un maggiore rispetto per la Germania di oggi", ha detto ancora, nel senso di rispetto per l'essere "più rigorosi, più costanti nel tempo, meno a breve termine e più pazienti". E Roma deve fare ogni sforzo per essere più coinvolta nella partnership franco-tedesca: "sarebbe nel comune interesse".  

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