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Monti: "Un lavoro enorme per l'Italia Riforme strutturali e lotta ai privilegi"

Mario Monti

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Le richieste dell'Europa e della comunità internazionale all'Italia, in termini di risanamento dei conti e di stimolo allo sviluppo, sono "quello che dovrebbe essere chiesto ad ogni Paese, per una maggiore crescita", che deve avvenire non "da ulteriori prestiti, ma attraverso la rimozione degli ostacoli alla crescita stessa". Così il neosenatore Mario Monti ieri, a margine di un convegno a Berlino. Secondo quanto riporta il Financial Times, l'ex commissario Ue ha ammesso che l'Italia ha "un lavoro enorme da fare". BRUXELLES ATTENDE La scelta di un governo guidato da Monti ora dopo ora sembra ormai irreversibile, se non per tutta la maggioranza, sicuramente per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Gli ex An sono contrari, ancor di più la Lega che ha anche disertato un vertice a palazzo Grazioli. Per il ministro dell'Interno Roberto Maroni il voto sulla legge di stabilità - dopo il quale il premier di dimetterà -  sarà l'ultimo, il Carroccio poi passerà all'opposizione. Contro anche il ministro Sacconi che chiude ad un esecutivo tecnico con la sinistra. Il tutto mentre dal Quirinale nuovo monito di Napolitano: l'Europa attende segnali. Richieste, quelle che arrivano a Roma e su cio che "deve essere fatto", su cui Monti asserisce non possano esserci "molte divergenze intellettuali".   BASTA PRIVILEGI "La crescita - ha detto Monti - richiede riforme strutturali", che tolgano "ogni privilegio" alle categorie sociali che ne hanno, cancellando il problema italiano di chi "protegge la propria circoscrizione elettorale". Sull'euro Monti ha affermato che l'Italia è ancora in ampio credito, grazie "ai benefici che ha dalla appartenenza". Benefici che costituiranno "un patrimonio nel tempo". "Se l'Italia non avesse fatto parte dell'euro - ha detto - ci sarebbe più l'inflazione, politiche meno disciplinate e meno rispetto per le generazioni future". L'Italia - ha proseguito Monti - "è al centro dell'Europa. Politicamente e storicamente, l'Italia non può ignorare le sue responsabilità in quanto stato membro fondatore" dell'Ue. "Mi piacerebbe vedere un maggiore rispetto per la Germania di oggi", ha detto ancora, nel senso di rispetto per l'essere "più rigorosi, più costanti nel tempo, meno a breve termine e più pazienti". E Roma deve fare ogni sforzo per essere più coinvolta nella partnership franco-tedesca: "sarebbe nel comune interesse".  

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