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Soffre anche il Fondo Salva Stati. Emette bond ma pochi li prendono

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Ilfondo Salva Stati già costituito era stato potenziato nel vertice Ue del 27 ottobre, quello famoso dei risolini della Merkel e Sarkozy per Berlusconi. Ma la presunzione di bloccare con uno strumento incerto nei confini e nell'applicazione gli hedge fund più scatenati e avidi è finita con un riso amaro. Così ieri messo alla prova dei mercati l'Efsf si è trovato in affanno nel reperire soldi. Il veicolo finanziario ha effettuato una nuova asta di obbligazioni, titoli a scadenza decennale con cui ha raccolto tre miliardi di euro per la tranche di prestiti all'Irlanda. Tuttavia la domanda ha superato solo lievemente l'ammontare messo all'asta, e i rendimenti medi in assegnazione si sono attestati a valori nettamente superiori a quelli delle aste precedenti, e oltre un punto percentuale oltre la media delle emissioni ritenute a più basso rischio. Questo nonostante il voto a tripla A che lo Efsf detiene dalle tre maggiori agenzie di rating globali. Insomma gli investitori si sono ben guardati dal fare la fila per sottoscrivere bond garantiti dall'Unione Europea. A gennaio, data della prima emissione del fondo la domanda degli investitori aveva raggiunto i 44,5 miliardi per cinque miliardi di bond in offerta. Ieri per convincere gli investitori a comprare i bond, la società lussemburghese che gestisce il fondo ha dovuto sborsare 104 punti base in più rispetto al tasso di mercato contro il premio di soli 17 centesimi d'inizio anno. Un aggravio atteso ma che ha portato il rendimento del bond decennale al 3,44%, contro il 2,7% di gennaio. Il basso appeal è stato confermato anche dal foglio elettronico, il cosiddetto book, nel quale sono registrate le transazioni e cioè la domanda e l'offerta del bond sui mercati secondari, quelli nei quali chi ha necessità di vendere smobilizza per fare liquidità. Se sui Btp italiani si registrano volumi di scambio record, la pagina destinata ai titoli emessi ieri si aggiorna con una lentezza esasperante. Segno che di scambi e di richieste ce ne sono veramente poche. Intanto in tema di titoli governativi secondo un'analisi di Mediobanca su 340 miliardi di euro di titoli di Stato dei Paesi cosiddetti Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) in pancia alle 20 maggiori banche europee, oltre la metà (186 miliardi) sono bond italiani. La banca che detiene più titoli italiani è Intesa SanPaolo (64,4 miliardi di controvalore), seguita da Unicredit (38,6). Confermata invece l'esposizione di istituti francesi (7,1 miliardi di euro) e tedeschi (3,3 miliardi euro) verso la Grecia.

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