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La sfida di Silvio: "Resto al mio posto

Silvio Berlusconi

La maggioranza c'è, ora le riforme"

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Il premier Silvio Berlusconi lancia il guanto di sfida. Niente dimissioni, come rimbalzato per tutta la mattina dalle agenzie di stampa, meglio piuttosto la richiesta di fiducia già domani alla Camera, «per vedere in faccia chi avrà il coraggio di schierarsi contro di lui». Il pensiero di Berlusconi è affidato a una telefonata che il premier ha fatto al quotidiano Libero, nella quale ha anticipato l'intenzione di porre la fiducia sulla lettera presentata a Ue e Bce già domani, in occasione della votazione sul rendiconto alla Camera. Secondo questa versione, la scaletta prevederebbe che il governo chieda la fiducia sul maxi-emendamento al Senato e successivamente alla Camera, dove la maggioranza è decisamente più risicata. Nel caso a Montecitorio non si raggiungesse la fiducia, il passo successivo sarebbe il ricorso al voto elettorale. Berlusconi potrebbe presentarsi alle Camere per chiedere la fiducia sulla legge di stabilità e il maxiemendamento, annunciando che si dimetterà un minuto dopo e chiedendo quindi le elezioni, che alcune fonti indicano già a gennaio. Nessun passo indietro quindi dopo la girandola di indiscrezioni diffusasi per tutta la mattinata e che avevano raccolto anche il favore dei mercati azionari, con il Ftse Mib che era arrivato in mattinata a guadagnare fin oltre il 3%. Attorno alle 13 Berlusconi ha spiazzato tutti con un colpo di scena, smentendo l'intenzione di dimettersi.   Sul suo sito Facebook, il presidente del Consiglio ha scritto che «le voci di mie dimissioni sono destituite di fondamento». Contemporaneamente all'annuncio, il mercato azionario italiano ha reagito in maniera fredda, riducendo i rialzi di giornata all'1,3%. Lo spread dopo aver superato quota 490 si è assestato a 470 punti. Le nuove tecnologie stanno giocando un ruolo di primo piano in questa crisi. Oltre a Facebook, anche un altro social network, Twitter, sta dettando i tempi di voci e indiscrezioni. Per tutta la mattina si è ad esempio guardato con attenzione ai tweet del vicedirettore di Libero, Franco Bechis. Prima era stato il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, a dare per certe le dimissioni di Berlusconi, attraverso un video messaggio pubblicato sull'edizione online del quotidiano. Il cavaliere si è incontrato a lungo con i figli Piersilvio e Marina oltre che con Fedele Confalonieri. La caduta di Berlusconi potrebbe, infatti, aprire la strada a un'iniziativa legislativa che punti a ridimensionare Mediaset. L'ultimo tentativo, fallito, di regolamentare il settore televisivo, è stato il disegno di legge Gentiloni che tra le altre cose vietava a un singolo soggetto di superare il 45% del mercato italiano della pubblicità sulla televisione. Ma c'è anche chi si chiede «quanto costa al Paese e all'Italia il balletto che Berlusconi sta facendo sulle sue dimissioni, e quanto ci stanno guadagnando le aziende di famiglia che sanno in anticipo le mosse del premier e stanno condizionando i mercati?», come ha fatto in un'interrogazione il capogruppo dell'Idv in commissione Finanze al Senato, Elio Lannutti.   Il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, ha detto che se il Governo non avrà la maggioranza in Parlamento «ci saranno le elezioni» e ha escluso la possibilità di Governi di larghe intese o tecnici. «È la conferma che non sia il destino del Paese a interessare un premier che in questi anni ha già ampiamente dimostrato di pensare ai fatti suoi, ai suoi privatissimi interessi. Ma gli affari di famiglia», critica Michele Ventura del Pd. «E così, mentre arriva la smentita delle dimissioni, frena la Borsa e s'impenna lo spread», conclude Ventura.

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