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Berlusconi: se avete coraggio sfiduciatemi alla Camera

Il premier Silvio Berlusconi

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«Piuttosto mi faccio sfiduciare. Se hanno il coraggio, lo facciano in Parlamento e non con i comunicati stampa». Silvio Berlusconi continua a ripeterlo a quelli del Pdl che lo hanno sentito a telefono. E come ulteriore segno di sfida, annuncia che la settimana prossima, martedì o mercoledì, porrà la fiducia. Un annuncio proprio nel giorno in cui due deputati, Bonciani e D'Ippolito, fanno sapere che abbandonano il Pdl per andare con l'Udc. Saranno presto rimpiazzati. Denis Verdini è barricato nella sede del partito in via dell'Umiltà, dove viene dato per imminente il passaggio di un esponente di Fli. Da tempo si parla di Carmine Patarino. Mentre gli ex Fli che fanno capo ad Adolfo Urso e Andrea Ronchi stanno per annunciare la nascita di una nuova componente a cui dovrebbe aderire anche l'ex sottosegretario Antonio Buonfiglio, che pure non aveva votato la fiducia il 14 ottobre (degli ex finiani che avevano lasciato il governo con il presidente della Camera è rimasto solo Roberto Menia). Possibile anche un arrivo dall'Udc, stavolta il nome è top secret. Ci sta lavorando il sottosegretario Enzo Scotti che ieri sera ha incontrato lungamente proprio Verdini. Si lavora ipotesi estreme. Per esempio si sta cercando di far dimettere (ma si attendono ancora quelle di Luca Barbareschi: aveva promesso che avrebbe rassegnato una volta rinnovato un contratto tv) il deputato Pietro Franzoso, che per motivi di salute non può più partecipare alle votazioni. Al suo posto subentrerebbe Luca D'Alessandro, capo ufficio stampa del Pdl. Poi c'è la partita più ampia. Quella con i Radicali. «Valutiamo i contenuti», si limitano a dire. E le riforme economiche promosse nella lettera che il governo ha inviato all'Ue sono certamente in buona parte condivisibili da Pannella e compagni. Si vedrà, ci sono ancora quattro giorni di tempo almeno. Tutto può accadere. Ieri nel Pdl si respirava una insolita euforia. «Tranquilli, arriveremo a quota 325», diceva uno dei big dando per assodato il voto anche dei sei Radicali. E anche il recupero di Giorgio Stracquadanio. «Vuole un ruolo e lo avrà», rispondono da via dell'Umiltà. Più complicata la partita con Isabella Bertolini, finita in minoranza nella sua Modena. L'unica soluzione sarebbe azzerare i tesseramenti ma così si rischia poi di scatenare l'effetto domino in tutto il partito. Berlusconi sembra tranquillo. Al vertice G20 di Cannes si mostra sereno. Ai leader ribadisce: «Il problema dell'Italia non sono i fondamentali dell'economia ma il debito. E l'Italia ha sempre onorato il proprio debito e ha sempre rispettato gli impegni europei e internazionali». Il premier insiste: «La ricchezza patrimoniale delle famiglie italiane è un multiplo dello stock di debito» e che nonostante il cambio sfavorevole l'export è aumentato dall'inizio dell'anno. Berlusconi ricorda poi che il governo ha dato il via libera a un maxiemendamento alla legge di stabilità economica che sarà presentato la settimana prossima in Parlamento. E che cosa ci sarà in questo testo? Il presidente del Consiglio spiega innanzitutto che il governo si è posto come obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Poi entra nel merito dei provvedimenti ed elenca: l'introduzione di un piano di vendite di immobili pubblici dello Stato e degli enti locali; l'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni nel 2026; l'abolizione delle tariffe fisse; la liberalizzazione dei servizi pubblici locali con la possibilità di vendere le municipalizzate che non siano "toccate" dal referendum; la deregulation per le imprese che realizzano infrastrutture e l'ampio uso del project financing. Inoltre, Berlusconi fa sapere - un po' a sorpresa - l'intenzione di avviare una trattativa con i sindacati sul mercato del lavoro, così come di aprire un tavolo con Bruxelles per accelerare sul fronte dei fondi strutturali, il cosiddetto "Eurosud".   Il Cavaliere resta nella linea dettata dal Quirinale. Niente forzature, niente rotture, confronto. Magari anche con l'opposizione. Magari non lo farà direttamente il governo ma i partiti in Parlamento. Berlusconi, da par suo, lancerà un nuovo appello a guardare oltre agli schieramenti perché stavolta in gioco c'è la salvezza del Paese. E Napolitano? Dopo due giorni di consultazioni con i partiti, aspetta ciò che accadrà in Parlamento. Dove tutti sono «liberi» di decidere e solo dopo, sulla base dei numeri, il Colle potrà «valutare concretamente l'effettiva evoluzione del quadro politico-istituzionale». Si vedrà la settimana prossima se Berlusconi ha ancora i numeri. E soprattutto quali.

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