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Sacconi: «In Italia nuclei clandestini che operano per la rivolta»

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Ilgiorno dopo aver evocato il rischio terrorismo, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, torna sulle sue affermazioni - aperte dal dibattito sui licenziamenti e sul mercato del lavoro - le rilancia e le circostanzia. «Viviamo quotidianamente un dibattito politico e una dialettica da guerra civile», sostiene Sacconi. E parte dalle violenze del 15 ottobre che hanno messo - a differenza di quanto accaduto «in oltre 900 città» del mondo con le medesime manifestazioni degli indignati, sottolinea lo stesso ministro - «solo Roma a ferro e fuoco». Afferma che «i terroristi e i violenti organizzati in Italia, come dimostrano i decenni tristi vissuti, non sono venuti da Marte: li abbiamo allevati nelle nostre scuole, università, nelle nostre case. E con molta tolleranza politica, culturale, istituzionale». Quello che è successo a Roma «ci dovrebbe far riflettere sull'esistenza, nel nostro Paese, di spinte ribellistiche di non sottovalutabile potenzialità eversiva». In Italia, sostiene infatti Sacconi, «oggi non esiste (ancora...) un movimento eversivo da cui possano scaturire energie terroristiche paragonabili a quelle degli ultimi 30 anni del secolo scorso». Ma «non è necessario temere un ritorno all'eversione di massa degli anni '70, per paventare che un dibattito politico manicheo ed esasperato come quello dei giorni nostri possa produrre un "contesto" nel quale un gruppetto sparuto di esagitati possa tentare di eliminare il "nemico dei lavoratori" di turno». Nel 2002 il giuslavorista Marco Biagi, sottolinea, «non è stato ucciso da una possente organizzazione terroristica. È stato assassinato da un gruppetto di una decina di persone». «Non c'è un allarme specifico sulla riorganizzazione del terrorismo», né «esistono le Br come esistevano 30 o 10 anni fa», ma «le parole di Sacconi sono fondate», dice il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, commentando l'allarme lanciato domenica. «Il clima è preoccupante e fa da condizionamento negativo allo scatenarsi di atti di violenza anche gravi», aggiunge. Soprattutto «quando si utilizzano termini come macelleria sociale». Anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, richiama gli scontri del 15 ottobre («un fatto quasi terroristico preparato scientificamente») e sostiene che «quando si alzano troppo i toni e si paventano attacchi ai diritti dei lavoratori c'è sempre il rischio che cellule terroristiche possano entrare in azione». Sulle parole di Sacconi - nel giorno in cui si è appreso anche di lettere con minacce di morte al ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, per aver avviato le ispezioni presso le procure di Bari e di Napoli sulle inchieste escort - interviene il mondo politico e sindacale. Il leader della Uil, Luigi Angeletti, condivide la lettura "preventiva": «Meglio essere preoccupati del terrorismo prima, anzichè dopo». Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, resta dell'idea che tali affermazioni debbano basarsi su elementi certi su cui allertare le forze competenti, altrimenti si «inquina un clima già difficile».

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