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Pd, il "big bang" è tra Renzi e Bersani

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Pierluigi Bersani (S) e Matteo Renzi (D)

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Forse non è ancora il Big Bang ma di certo, dopo questo weekend, il Pd e il centrosinistra dovranno cercare di rimettere insieme i pezzi. Perché il terremoto c'è stato e l'impressione è che con il passare del tempo le crepe possano diventare sempre più profonde. Dopotutto era prevedibile. Da un lato, a Firenze, Matteo Renzi che, con una convention in perfetto stile veltroniano, presenta le sue idee per il futuro del Paese e lancia di fatto la propria candidatura alle primarie per la leadership del centrosinistra (con Repubblica già schierata al suo fianco). Dall'altro Pier Luigi Bersani che, per fermare il «giovane» sindaco di Firenze, ha deciso di organizzare a Napoli l'apertura di un corso di formazione di un anno per 2000 ragazzi del Sud. Quasi inevitabile lo scontro a distanza. Ad aprire le ostilità il segretario che, dopo aver spiegato che «serve vino nuovo in otri nuove, ricambio con cambiamento», affonda: «Non si può dar l'idea che un giovane per andare avanti deve scalciare, deve insultare. Noi siamo un collettivo e la ruota deve girare nel collettivo. Da soli non si salva il mondo. Bisogna mettersi a disposizione». Immediata la replica di Renzi: «Non so a chi si riferisca Bersani, io non sono un asino e non scalcio. Mettersi a disposizione è un'espressione molto bella se è riferita al Paese, alla città. Se invece è mettersi a disposizione di un capocorrente, di uno che dà ordini, no». Quindi un'altra stoccatina: «Da Bersani mi aspetto risposte sui contenuti. Noi non stiamo rompendo il Pd: qui stiamo parlando di cose concrete, di contenuti e farmi passare come un marziano funziona poco». Certo, prosegue, «se il Pd parlasse di problemi concreti, ragionasse di proposte precise e non parlasse soltanto male di Berlusconi, se raccontasse un'idea credibile, io credo che tanti cittadini gli darebbero fiducia». Quelli del sindaco non sono concetti nuovi ma c'è da giurare che oggi, nel suo intervento che concluderà la due giorni alla stazione Leopolda, avrà tempo e modo per rincarare la dose e rispondere a quanti, dentro e fuori il partito, hanno già cominciato ad attaccarlo senza esclusione di colpi (anche il suo ex compagno di avventura Pippo Civati, arrivato ieri a sorpresa a Firenze, non gli ha risparmiato qualche battuta). Segno che la sua discesa in campo viene vissuta con una certa apprensione. Anche se lui, con parole tutt'altro che rassicuranti, spiega: «Non mi candido io, si candidano le idee. Poi vediamo....» Nell'attesa Matteo ingaggia un duello a distanza anche con un altro possibile «avversario»: il leader di Sel Nichi Vendola. «Renzi - affonda il governatore pugliese - è molto più giovane di me e Bersani, ma è molto più vecchio culturalmente e politicamente. È vecchio quanto è vecchia la rivoluzione liberista nel mondo». Botta e risposta. «A Nichi - replica il sindaco - suggerisco come minimo di ascoltare quello che sta avvenendo qui. Quando lui insieme a Bertinotti mandava a Casa il governo Prodi, provocando la prima crisi del centrosinistra io ero ancora all'università». Insomma, anche se non si sa se e quando verranno celebrate, la campagna delle primarie è già entrata nel vivo. Pronti Bersani, Vendola e Renzi con Zingaretti possibile outsider. Ma pronto anche l'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino che, proprio a Firenze, annuncia: «Se nessun programma mi convincesse, potrei anche decidere di aggiungermi». E chissà a cosa pensa Luigi De Magistris quando parlando di Renzi spiega: «Lo guardo con interesse e lo rispetto, è un sindaco giovane. Però mi interessa di più quello che accade fuori e avere un rapporto positivo col Pd». Non sarà che anche lui, come il suo leader Antonio Di Pietro, stia facendo un pensierino alla leadership del centrosinistra? Stasera, intanto, il sindaco di Firenze riceverà un'altra piccola investitura, ospite di Fabio Fazio nel salotto televisivo di «Che tempo che fa». Il Big Bang democratico è appena cominciato.

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