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Nel dare il suo addio ufficiale alla Banca d'Italia, il Governatore Mario Draghi, si sforza di non apparire pessimista e ricorda che l'Italia può e deve farcela.

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Senzanascondere una certa commozione il neo presidente della Bce, insiste sulla condizione dei giovani che hanno visto peggiorare le condizioni retributive all'ingresso nel mercato del lavoro, «non compensato da una rapida progressione salariale nel corso della carriera lavorativa». E questo ha «contribuito a contrarre la propensione al risparmio dei nuclei con capofamiglia giovane». «Tra i giovani è aumentata la quota di famiglie con risparmio nullo o negativo» dice Draghi sottolineando che «l'accresciuta instabilità dei redditi condiziona le opportunità e le scelte di risparmio dei più giovani». La conseguenza sarà che, «rispetto al passato, i giovani dovranno contribuire in misura maggiore alle finanze pubbliche». Ricorda che tra il 2007 e il 2010 il tasso di disoccupazione giovanile è salito di quasi 7,6 punti percentuali nella classe di età tra i 15 e i 24 anni. E insiste anche sulla scarsità di srtumenti di sostegno al reddito. La soluzione è quindi di «ridurre la segmentazione nel mercato del lavoro» e introdurre «un moderno sistema di sussidi di disoccupazione. Secondo il futuro presidente della Bce, è necessario «elevare la concorrenza nei mercati e nei prodotti, in particolare nei servizi; costruire un contesto amministrativo e regolatorio più favorevole alle attività d'impresa; sospingere l'accumulazione di capitale fisico e umano; innalzare i livelli di partecipazione al mercato del lavoro». L'Italia che pure «non aveva nulla da rimproverarsi» sull'innesco della crisi, ne è stata «travolta per le sue debolezze strutturali, al punto da trovarsi essa stessa ragione della crisi generale». Sul fronte fiscale Draghi sollecita il trasferimento del peso dalle imposte e dai contributi che gravano sul lavoro e sull'attività produttiva all'imposizione sulla proprietà e sul consumo». Draghi ha anche insistito sull'«autonomia» della Banca d'Italia, «essenziale e non un concetto fine a se stesso», con un larvato riferimento alla battaglia con il ministro dell'Economia per la nomina del suo successore.

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