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A Bruxelles ultime prove per salvare l'euro

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Importo quadruplicato per il fondo Salva Stati Sarkozy guarda alla Cina per uscire dal tunnel

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a.Le speranze di un compromesso tra gli Stati Ue e le banche per sbrogliare la matassa di un possibile fallimento della Grecia sono legate alla resistenza degli sherpa vicini i capi di Stato e di Governo arrivati ieri a Bruxelles. L'Europa infatti ha continuato a discutere nella notte per un accordo che resta con i contorni indefiniti. Finito ieri un vertice dei leader Ue, a 27, ne è cominciato subito un altro, in formato Eurozona, a 17. E di accordo nella serata di ieri c'era solo l'ombra. C'è stato consenso sulla ricapitalizzazione delle banche europee, ma non sulle cifre, perché sono strettamente dipendenti dagli altri due nodi che devono sciogliere i 17. Ovvero le perdite delle banche esposte sul debito greco, e l'aumento del fondo salva-Stati Efsf. E su entrambi i fronti gli attriti sono stati talmente grandi che non si esclude un nuovo vertice. A mettere le mani avanti dopo il primo vertice è stato il premier polacco Donald Tusk: «Non vi aspettate un accordo completo stasera (ieri ndr) siamo vicini ma mancano parecchi dettagli», ha spiegato al termine della riunione. E non ha escluso che la quantità di «dettagli» da definire potrebbe richiedere un altro vertice. Ma più che dettagli, le questioni insolute sembrano elementi capitali. La trattativa sulle perdite delle banche esposte in Grecia, è in stallo totale: il direttore del Tesoro Vittorio Grilli, in qualità di guida del Cef (Comitato economico e finanziario), ha negoziato sulla base di cifre che gli aveva fornito l'Ecofin e ha trattato con le banche perdite tra il 40 e il 60%. Ma le banche hanno fatto resistenza, fino a spingere il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel a scendere direttamente in campo. Sono stato loro a negoziare con gli istituti, per perdite che vogliono superiori al 50%. Con una tale svalutazione infatti, il rapporto debito/pil greco tornerebbe al 120% nel 2020, un livello considerato «sostenibile» rispetto al 160% attuale. L'altro nodo è il fondo salva-Stati Efsf: i leader dell'Eurozona dovranno decidere come aumentare la potenza di fuoco del fondo che oggi conta su 440 miliardi di euro. La via individuata è la sua quadruplicazione attraverso un effetto-leva che gli consentirà di raggiungere circa i 1.000 miliardi di euro. La leva, e cioè la possibilità di attivare nuovi prestiti, verrà applicata ai 250-270 miliardi che resteranno nel fondo, attualmente di circa 440 miliardi, dopo i nuovi finanziamenti alla Grecia. A lanciare la ciambella di salvataggio all'Europa potrebbe essere la Cina, ricca di liquidi in cassa maturati con anni di export mondiale. La Francia è infatti favorevole al coinvolgimento della Cina in un meccanismo «ad hoc» destinato a contribuire a potenziare la capacità di fuoco del fondo salva-Stati, azione ritenuta indispensabile per contrastare la crisi dei debiti sovrani. Secondo fonti francesi, il presidente Nicolas Sarkozy telefonerà nei prossimi giorni al presidente cinese Hu Jintao.

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