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La riforma delle pensioni è un passaggio obbligato.

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«Ilproblema dell'innalzamento dell'età pensionabile in Italia è ineludibile» afferma perentorio il presidente della Camera e precisa che «va fatto con i costi politici che può comportare». L'Ue, ha ricordato, «chiede riforme strutturali e non una tantum che i governi possono comunque legittimamente adottare. Data la situazione credo che le forze politiche debbano assumersi le proprie responsabilità». Nelle scelte dei governi «l'Europa non impone nulla e dirlo rischia di dare il colpo di grazia all'europeismo». Il presidente della Camera ha messo in guardia contro il rischio di «spostare il carico» dell'impopolarità di certe scelte «che competono a Governi e Parlamenti sulle istituzioni europee». Poi avverte che «nel momento in cui si entra in Europa si accettano le regole». Quanto al «direttorio» Merkel-Sarkozy Fini è categorico: «la sua esistenza è dimostrata da come è gestita la crisi finanziaria internazionale». «Non credo - ha detto il presidente della Camera - a una rinegoziazione dei Trattati europei ma all'esistenza di un direttorio. Di tutta evidenza che sulla vicenda che ci coinvolge è l'asse franco-tedesco che gioca la partita. E dire che siamo tra i sei fondatori significa cullarsi sugli allori». Per la terza carica dello Stato è l'intero «sistema-Italia che deve essere credibile», ma oggi a suo giudizio «è considerato alla stregua di altri e non fa parte del gruppo di testa». Inoltre con il ritorno dei protagonismi degli Stati nazionali, «bisogna mettere in conto che ciò che può essere chiesto a uno Stato può contrastare con quello che i leader di quel paese possono ritenere giusto». «Tutti - ha aggiunto Fini - avvertono la necessità di intervenire ma quando si agisce gli stessi leader si trovano a fare i conti con provvedimenti che possono contrastare con i propri singoli interessi. Quel che può convenire all'uno, può non convenire all'altro. Tutto ciò rischia di determinare un ulteriore scollamento dell'opinione pubblica rispetto alle istituzioni europee, scavando un ulteriore fossato con la pubblica opinione. Il rischio è che le istituzioni europee finiscano per catalizzare la diffidenza dell'opinione pubblica generando un ulteriore cortocircuito». Intanto ieri Casini si è incontrato con il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. «È stata una chiacchierata sulla situazione politica. Mi pare che siamo abbastanza consonanti» ha detto il numero uno dell'Udc al termine del faccia a faccia nel quale entrambi hanno espresso preoccupazione per la situazione economica italiana e sullo stallo nell'azione di governo nonostante le pressioni dell'Europa ad adottare misure urgenti. «Oggi serve un governo forte che assuma degli impegni in Europa, li mantenga e difenda la dignità nazionale, perchè non possiamo essere svillaneggiati con certi sorrisi che non possono essere che rispediti al mittente» ha detto commentando l'esito del vertice europeo di domenica con l'atteggiamento di dileggio rivolto dal presidente francese Sarkozy a Berlusconi. Secondo Casini «la serietà dei nostri propositi è la migliore garanzia che abbiamo di risolvere i problemi». Ma se il leader dell'Udc si è detto «preoccupato» per la crisi del governo, non ha voluto rispondere sullo spaccamento dell'esecutivo sul tema delle pensioni. «Siamo sorvegliati speciali ma noi non crediamo che gli altri possano risolvere i nostri problemi. Ce la possiamo fare con le nostre forze». Sulle pensioni in precedenza Casini aveva sottolineato che bisogna distinguere tra chi è già in pensione e chi deve ancora andare in pensione: «è chiaro che nel primo caso si parla di diritti acquisiti, quindi difficilmente possono essere toccati, ma è anche vero che per le pensioni particolarmente elevate o nel caso di cumuli di più di pensioni, si può parlare di una riduzione dell'importo erogato».

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