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Hanno le ore contate.

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Perora sono quattro i giovani violenti individuati dalle forze dell'ordine tramite fotografie e video girati durante gli scontri di sabato scorso nel cuore della Capitale. Proprio dove era presente il nostro cronista, sul quale La Repubblica ha insinuato il dubbio che potesse trattarsi di un infiltrato. Ma non finisce qui. Polizia e carabinieri avrebbero infatti identificato altri quattro giovani che hanno messo a ferro e fuoco strade e piazze. Insomma, il lavoro degli investigatori va avanti senza sosta, analizzando il materiale che viene inviato anche dai cittadini che in maniera amatoriale hanno registrato le immagini che purtroppo hanno fatto il giro del mondo, come quelle della Grecia. Le foto e i filmati girati sabato pomeriggio durante gli scontri tra black bloc, giovani dei centri sociali, anarchici e forze dell'ordine sono dunque elementi fondamentali su cui lavorare per poter individuare e identificare i responsabili dei disordini. E ancor più importante, anche il giovane che ha dato fuoco al blindato dell'Arma avrebbe le ore contate. Sì, perché il suo volto è finito negli «archivi» delle forze dell'ordine. Adesso saranno gli inquirenti a dover dare un nome e un cognome al vandalo: necessarie anche le dichiarazioni di alcuni testimoni che stanno collaborando con gli investigatori. Nelle carte di chi indaga, ci sono anche i nomi di due giovani ravennati che avrebbero partecipato agli scontri. Si tratta di un diciannovenne e di un ventenne, entrambi residenti nella città romagnola con i genitori. A casa dei ragazzi gli agenti della Digos hanno trovato oggetti contundenti, una fionda, maschere antigas, passamontagna neri, pantaloni e felpe nere, guanti, caschi da motociclista, piantine della Capitale con il tragitto del corteo e varia documentazione che illustra le modalità di attacco alle forze dell'ordine e come evitare i controlli di videosorveglianza: distruggere le telecamere e aggirare gli obiettivi passando a una determinata distanza. Tutto il materiale, tra cui una modica quantità di droga, è stato sequestrato. I due erano già noti alla polizia da quando erano minorenni per i reati di vilipendio, danneggiamento e manifestazione non autorizzata. Allo stato attuale non c'è nessuna denuncia a carico dei due ravennati, ma la Digos sta indagando per accertare eventuali responsabilità sugli scontri. Le indagini hanno puntato anche su altre due persone, che comunque non sarebbero amiche di Fabrizio Filippi, il giovane di 24 anni arrestato perché ritenuto responsabile del lancio dell'estintore a piazza San Giovanni. Anche loro però risiedono a Bassano Romano, in provincia di Viterbo. Gli investigatori stanno accertando se i due abbiano partecipato ai disordini. Controlli e accertamenti proseguono a tamburo battente anche da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Viterbo e degli uomini della Questura che, in queste ore, stanno visionando filmati e immagini per individuare tra i manifestanti eventuali personaggi viterbesi noti alle forze dell'ordine. Sono in corso perquisizioni nelle loro abitazioni per capire se hanno conservato qualche «souvenir» di battaglia. Tra i giovani che sarebbero stati già identificati, anche quelli che potrebbero essere gli autori degli atti vandalici nella chiesa di San Marcellino, dove è stata distrutta una statua della Madonnina e il crocifisso. Il lavoro dell'intelligence sta andando avanti anche per raccogliere materiale utile a chiedere all'autorità giudiziaria di poter fermare chi ha devastato la fermata della metropolitana Anagnina, occasione in cui è stata distrutta la telecamera che punta l'obiettivo sui binari. I giovani violenti hanno infatti spaccato le apparecchiature elettroniche per evitare di essere identificati durante il danneggiamento della stazione. Ma non sarebbe bastato al gruppo proveniente da Napoli per evitare di finire nel mirino di polizia e carabinieri. Anche l'intelligence del capoluogo campano sta infatti passando al setaccio chiunque faccia parte dei centri sociale per verificare se abbia partecipato agli scontri di sabato. È infine scoppiato un tam-tam sulla grande rete, in quei social network dove sono centinaia le clip postate negli ultimi giorni che raccontano, quasi minuto per minuto, gli scontri e le violenze di piazza San Giovanni. Anche su questo materiale stanno lavorando gli investigatori per chiudere il cerchio su chi in piazza vuole soltanto la guerra.

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