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La minoranza prova a consolarsi: il Cav è alla fine

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Ma,al di là della pazienza, l'opposizione ha dato battaglia tentando di far mancare in Aula il numero legale per il voto di fiducia e mettendo in atto una strategia ostruzionistica che si assicura varrà anche in futuro. Perché, evidenziano Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, «la vittoria del governo è di Pirro, la maggioranza perde pezzi e morirà di fiducia». La strategia di entrare in Aula solo in presenza del numero legale è stata decisa ieri mattina in una riunione dei capigruppo, quando, dai colloqui con scajoliani e "responsabili", si è capito che la maggioranza era sul filo del numero legale dei 315 voti. E il segno che la speranza c'era è stato l'arrivo di Francesco Rutelli da Palazzo Madama. L'incanto è stato rotto dall'ingresso dei Radicali in Aula anche se, assicurano tutti, non sono stati determinanti. Resta così la consolazione di quattro deputati di maggioranza che non hanno votato la fiducia e per Bersani la constatazione che «la costruzione di un'alternativa esce rafforzata». Una considerazione che Casini stempera, sostenendo che «abbiamo tempo per riflettere». Anche se anche il leader Udc, senza perdere la speranza di un governo di transizione, vede le elezioni più vicine e assicura di essere pronto. «Certamente Berlusconi - è l'analisi di Bersani - ha voluto stoppare l'ipotesi di un governo di transizione, e si è visto che nel centrodestra ci sono parecchie timidezze. Berlusconi punta ad uno scontro ravvicinato con in campo lui stesso che fa la regia del centrodestra». A differenza del leader centrista, il segretario Pd non nasconde che la strada è lunga prima di definire una coalizione di centrosinistra che non ripeta gli errori del passato. E solo dopo aver definito le alleanze sulla base di programmi, ribadisce Bersani, si faranno le primarie di coalizione per il candidato premier. Perché, ha chiarito giovedì il leader Pd avvisando implicitamente Matteo Renzi e altri competitor, non si faranno le primarie di partito né luì sarà «candidato perché lo dice lo Statuto». Ma sarà il Pd a scegliere chi correrà contro altri sfidanti del centrosinistra, come Nichi Vendola. Salvo che, spiegano nel Pd, «l'alleanza con Casini vada in porto e allora il candidato premier non uscirà né dalle primarie né dai partiti».

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