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L'Eterno ritorno del Dottor Sottile

Giuliano Amato

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Chiedete a dieci italiani adulti che cosa sanno di Giuliano Amato, e almeno otto vi risponderanno che è l'ex presidente del Consiglio che il 9 luglio 1992 prelevò il 6 per mille dai loro conti bancari. Era un giovedì, e il decreto fu approvato due giorni dopo, sabato 11; ma con efficacia retroattiva e notturna per colpire le somme giacenti tra la chiusura di cassa del 9 e l'apertura del 10. Nella rete finirono senza distinzione gli spiccioli e gli introiti extra (la vendita di un appartamento, l'incasso di una liquidazione), le somme messe via per i mutui o per un'operazione chirurgica. I ricchi e i poveri. Amato giustificò il colpo di mano, senza precedenti nella storia della Repubblica, come dettato da “interesse di straordinario rilievo in relazione ad una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica”. E tanto bastò di fronte all'ondata di proteste ed eccezioni di costituzionalità per una patrimoniale che non teneva conto né del principio della progressività né di quello della non retroattività. Figurarsi. Amato, docente di diritto costituzionale comparato, è, tra le mille altre cose, membro dell'Associazione italiana dei giuristi costituzionalisti. Ora il nome di questo 73enne ex premier e ministro socialista, quindi ex premier e ministro dell'Ulivo, ex presidente dell'Antritrust, ex vicepresidente della Convenzione europea, attualmente presidente dell'Enciclopedia Treccani, senior advisor per l'Italia della Deutsche Bank (quella che ha recentemente venduto il 90 per cento dei Btp, innescando la crisi dei nostri titoli pubblici), nonché presidente onorario della Fondazione Ildebrando Imberciadori e membro dell' esecutivo dell'Aspen Institute Italia – il cui capo è Giulio Tremonti – affiora come possibile nome nuovo per la Banca d'Italia. Nuovo? Bettino Craxi, che lo inventò, lo definì vent'anni fa “un grande professionista a contratto”. Craxi è morto da 11 anni, ma Amato, che ha governato contro il Pci e poi assieme agli eredi del Pci, il sottosegretario socialista che da palazzo Chigi minacciava l'allora presidente dell'Iri Romano Prodi, e che poi con Prodi è stato ministro e co-fondatore del Pd, è più sulla breccia che mai. Pare infatti che Berlusconi e Tremonti, indecisi a tutto tranne che a sbranarsi a vicenda, nella disfida per palazzo Koch possano trovare un accordo proprio su Amato. In questo caso niente candidato interno Saccomani, niente Vittorio Grilli, neppure Lorenzo Bini Smaghi che pure tra un mese dovrà traslocare dal board della Bce a meno di creare un clamoroso incidente europeo. Ma, appunto, Amato. Del quale il Cavaliere, dicono, “si fida”. Mentre Tremonti ha con lui un rapporto lucidato nei salotti esclusivi dell'Aspen. Vale la pena di ricordare che nel '92 l'uomo cui Eugenio Scalfari dette l'appellativo di “Dottor sottile” non solo rapinò i conti correnti, ma due mesi dopo dovette svalutare la lira; poi si presentò in tv per dire che non noi avevamo svalutato, ma bensì tutte le altre monete avevano rivalutato, e quindi avevamo fregato l'intera Europa. E ciò nonostante ai 30 mila miliardi di lire del colpo in banca aggiunse un'altra manovra da 97 mila miliardi. Tradotti in euro, i 54 miliardi dell'odierno decreto estivo: ma che allora pesavano quattro volte tanto. Certo, Amato bloccò le pensioni baby. Non però la sua. Come scrive Mario Giordano in “Sanguisughe”, un best seller che chiunque voglia farsi venire un travaso di bile dovrebbe leggere, Amato prende infatti una pensione di professore da 22.048 euro lordi al mese, cui si aggiunge il vitalizio parlamentare da 9.363 euro. Totale, 31.411 al mese; 1.047 al giorno. Ai quali si cumula almeno il compenso da advisor della Deutsche Bank, non proprio spiccioli. Giordano stima che il Dottor sottile dovrebbe portarsi a casa 30 mila euro netti, di cui oltre la metà di pensione. Il tutto, certo, con mezzi legali: spesso però da lui stesso congegnati. Fu lui da ministro ulivista a far passare un codicillo che cumulava l'indennità di governo con qualsiasi trattamento pensionistico. E ancora lui andò in pensione da professore a soli 59 anni; e se qualcuno si chiede com'è possibile che un docente neppure sessantenne riesca a totalizzare una pensione da 22 mila euro al mese, ecco l'ennesimo colpo di genio: un blitz da presidente dell'Antitrust, quando chiese e ottenne dal Consiglio di Stato che i suoi ricchi emolumenti andassero a gonfiare l'assegno previdenziale. Poi nel 2000, sempre da ministro del Tesoro dalemiano, sospese il mega-ricongiungimento: in quel caso, però, senza effetto retroattivo. Un mese fa, ad Otto e mezzo, Amato ha ammesso: la sua pensione netta di professore ammonta a 11 mila euro mensili, “in gran parte derivanti dall'attività all'Antitrust”, più 5 mila (sempre netti) da ex parlamentare. Totale, 16 mila puliti. Oltre alla Deutsche Bank. Di recente questo inossidabile di sicuro genio ha deciso che per sistemare il debito pubblico occorre una patrimoniale da 30 mila euro a testa per i più abbienti. A lui certo produrrebbe un graffietto: un mese di reddito e via. Ma la domanda è: perché adesso candidarlo a Bankitalia, facendone un recordman degli uomini più pagati dai contribuenti italiani? Sarà mica per rinnovare la nostra classe dirigente?

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