Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il racconto di un Paese ridotto a post-it

Manifestazione contro la legge sulle intercettazioni

  • a
  • a
  • a

Mi sembra di assistere a un dramma dell'assurdo. Gli Stati Uniti arrancano, l'Europa scricchiola, i mercati sono l'ottovolante, il sistema finanziario è drogato dai salvataggi pubblici, la nostra ricchezza è in pericolo, ma il Parlamento e un pezzo dell'establishment politico-editoriale sono immersi nella melma del dibattito sulle intercettazioni. Truppe che brandiscono il post-it, altre che sventolano il bavaglio, nel mezzo masse informi e spesso ignoranti. È un orrido spettacolo che la dice lunga sullo stato delle cose nel nostro Paese. I lettori de Il Tempo sanno come la penso: il diritto di cronaca va salvato, i provvedimenti liberticidi sono da rispedire al mittente, una buona legge si può fare senza sfasciare il diritto e i diritti di tutti. Chi pensa di mettere i giornalisti in prigione è un povero illuso che non conosce la storia della disobbedienza civile. Chi invece crede di giocare alla rivoluzione urlando alla censura presto o tardi sarà decapitato a sua volta dal mostro che issa la ghigliottina in Piazza Montecitorio. Nel frattempo, il mondo va avanti e se ne infischia del nostro pollaio politico. A meno che non vogliamo considerare fatti epocali le baruffe tra ministri grandi e piccoli, i piedini puntati per terra, i pugnetti sul tavolo, le battutine da quattro soldi che spesso ci tocca riportare per dovere di cronaca. Le stime sulla crescita mondiale ci danno lo straccio di uno zero virgola e il Prodotto interno lordo non verrà fuori né dai verbali dei pm né dalla cornetta telefonica né dalle mutande di questo o quel leader di partito né dalle visioni oracolari dei professorini di turno. L'Italia si salva se diventa consapevole della propria ricchezza, mette sul piatto riforme per farla crescere e distribuirla a chi lo merita. Tutto il resto, è fantaletteratura declinista o romanzo d'appendice ottimista. Il mondo corre alla velocità della luce verso un punto di rottura, il puzzle geopolitico si è scomposto in mille pezzi e noi abbiamo il Parlamento e il Paese che si azzuffano sul bavaglio sì o no. Se è così, allora davvero possiamo ridurre il nostro racconto collettivo a un post-it.  

Dai blog