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Calderoli: "Niente elezioni, ora fase costituente"

Il ministro Roberto Calderoli (S) e il ministro Roberto Maroni (D)

Casini sta con Maroni: "Meglio votare subito"

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Roberto Calderoli si confessa. Era dal 21 dicembre 2005, giorno in cui la legge elettorale da lui stesso ideata entrava in vigore, che il ministro della Semplificazione aveva questo peso sulla coscienza. Quella "porcata" non si doveva fare e, così, ieri, intervistato dal Tg1, si è voluto sfogare spiegando i retroscena e i veti imposti a quella che doveva essere una legge elettorale ben diversa: «La Lega e il sottoscritto - racconta Calderoli - erano a favore della legge precedente, il Mattarellum. Ma fummo ricattati da Casini e dall'Udc, che voleva il propozionale, da Fini che voleva le liste bloccate, e da Berlusconi che voleva il premio di maggioranza. Con la complicità della sinistra, che non fece nulla per fermare la nuova legge. Per questo - conclude - fui il primo a definire quel sistema elettorale una porcata». E ora la "porcata", che intanto era già stata rinominata Porcellum, è a forte rischio riforma dato che ben più di un milione di elettori hanno firmato per il referendum che chiede la reintroduzione delle preferenze. Una mole di sottoscrizioni che però non ha intimorito il ministro che ieri, pur scaricando su Casini, Fini e Berlusconi la responsabilità di una legge che non ha mai riconosciuto come propria, ha cercato di dribblare l'alternativa secca tra riforma elettorale, benedetta sabato da Giorgio Napolitano, e referendum, al quale ha aperto a sorpresa Roberto Maroni. Dietro l'angolo infatti c'è la minaccia delle elezioni anticipate. Un'eventualità che il ministro leghista vuole scongiurare puntando ad utilizzare questo ultimo anno e mezzo di legislatura per fare quelle riforme di cui il Paese ha bisogno: «Credo che ci sia davanti un grosso obiettivo - spiega Calderoli - trasformare l'attuale legislatura in una legislatura costituente». «C'è uno scenario preoccupante - prosegue - Il nord che cresce alla velocità della Germania, il sud che decresce alla velocità della Grecia. C'è un'unica ricetta: il federalismo». Eppure il problema della legge elettorale continua a tenere l'agone politico in grande fibrillazione. «La verità è che non esiste il sistema perfetto. E che il Pdl non consentirà di fare passi indietro sulla scelta di premier e governo» chiarisce il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, che aggiunge un nuovo fronte di dibattito: «Apriamo subito il confronto sul presidenzialismo le elezioni politiche devono servire a scegliere il governo. Laconico il sindaco di Roma: «Se anche il creatore, almeno nominale, del Porcellum, il ministro Calderoli, disconosce la sua creatura, è veramente tempo di archiviare questo sistema elettorale - spiega Gianni Alemanno - il Pdl deve mettere subito sul piatto un proposta di riforma elettorale. Attraverso i collegi, le preferenze e le primarie bisogna ricostruire il rapporto tra elettore ed eletto, escludendo ogni ipotesi di liste bloccate calate dall'alto». Ancora più forte l'irritazione a sinistra. E se il Pd dimostra di non avere una linea comune (Nico Stumpo, responsabile organizzazione del partito, parla di «alibi leghisti per nascondere le proprie responsabilità» e invece Rosy Bindi chiede una riforma in parlamento partendo dal «disegno di legge che abbiamo presentato»), Antonio Di Pietro non va tanto per il sottile: «I cittadini ci rincorrevano per firmare non perché volessero esercitare un'azione di antipolitica, ma perché volevano esercitare una vera azione politica».

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