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Sindacati divisi. Cgil: l'ad non vuole le regole

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I sindacati non condividono la decisione della Fiat ma se la Cisl si limita a ricordare all'azienda che l'accordo del 28 giugno non è stato depotenziato e che questa non può essere considerata una ragione per l'uscita dall'associazione degli industriali, la Cgil ritiene che il Gruppo abbia preso la decisione perchè «non vuole regole e nega la rappresentanza». Ancora più netto il giudizio della Fiom che con il segretario generale, Maurizio Landini sottolinea come questo sia il segnale del «disimpegno dal Paese». Per il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi l'ad della Fiat vuole applicare fino in fondo l'articolo 8 della manovra (quello che prevede per gli accordi aziendali e territoriali la possibilità di derogare a leggi e contratti in materia di lavoro). «La Fiat è libera di stare o non stare in una associazione imprenditoriale - ha detto il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni - però non può dire che esce perchè è stato depotenziato l'accordo interconfederale del 28 giugno. Questo non è affatto vero. L'accordo del 28 giugno è utilissimo per la Fiat e per tutto il mondo del lavoro». L'uscita della Fiat dalla Confindustria - ha affermato il leader Uil, Luigi Angeletti - è una questione che attiene ai rapporti tra l'azienda automobilistica e l'associazione e su cui i sindacati non possono avere, più di tanto, voce in capitolo. Ci riguardano e ci interessano molto, invece, le decisione su Mirafiori e Pratola Serra». Commenti anche dalla politica. Per il Pdl è un duro colpo per la Confindustria mentre per il Pd «la decisione di Fiat e negativa». Ma i commenti devono anche confrontarsi con gli ultimi dati del mercato dell'auto che torna a contrarsi. Dopo aver rialzato la testa ad agosto, le immatricolazioni a settembre sono nuovamente calate, segnando una flessione del 5,7%. Il mercato resta quindi depresso, con la conferma delle previsioni per il 2011 che dovrebbe chiudersi con un volume di vetture inferiore agli 1,8 milioni. In questo scenario calano anche le nuove vetture di Fiat, che segnano però una flessione inferiore alla media (-3,04%), consentendo al Gruppo di aumentare la propria quota di mercato, tornando a sfiorare il 30%. Il mese scorso le immatricolazioni, secondo i dati diffusi dal Ministero dei Trasporti, hanno segnato una flessione del 5,7% a 146.388 unità (contro le 155.231 di settembre 2010). Ad agosto le vendite avevano registrato una crescita dell'1,51%. Nel complesso dei primi nove mesi dell'anno le immatricolazioni sono state 1,369 milioni, in calo dell'11,29% rispetto allo stesso periodo del 2010 (1,543 milioni). Il volume globale delle vendite (522.135 autovetture) ha interessato per il 28,04 % auto nuove e per il 71,96% auto usate. In questo scenario il Gruppo Fiat Automobiles (Jeep inclusa) segna un risultato «migliore di quello del mercato», evidenzia il Lingotto, con un calo delle immatricolazioni del 3,04% a 43.504 unità (da 44.867 dello scorso anno). La quota del Gruppo sale al 29,72% dal 28,9% dello scorso anno: in particolare, mentre calano la quota di Fiat (al 21,21%) e di Alfa Romeo (al 2,85%), crescono le quote di Lancia (al 5%) e di Jeep (0,66%).

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