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Addio austerity, l'Ice va salvato

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Facilea dirsi. Difficile a tagliarsi. La storia della soppressione degli enti pubblici in Italia ha sempre la stessa tela narrativa. Sull'onda emotiva della necessità di fare economie per far rifiatare il bilancio pubblico la condivisione è massima verso tagli, razionalizzazioni e riorganizzazioni. Poi, passata l'euforia, lentamente, si formano le prime sacche di resistenza al cambiamento. Fino a che qualcuno esce allo scoperto e dichiara la contrarietà alle scelte politiche già avviate. Capita così anche per la soppressione dell'Istituto del Commercio Estero e il passaggio delle competenze per la promozione del Made in Italy alla Farnesina e allo Sviluppo Economico. Un passaggio che si sta rivelando più indigesto del previsto. Così i sindacati e le Pmi hanno preso carta e penna per invitare il governo a ritornare sui suoi passi. Cgil e Uil hanno suggerito la nomina di un commissario straordinario «per proseguire l'attività promozionale e ripristinare il pieno supporto all'internazionalizzazione del sistema paese superando le disposizioni contenute nella manovra e ripristinare, anche fosse solo temporaneamente, il previgente impianto normativo». Tradotto: lasciamo tutto così senza cambiare nulla. A supporto della loro tesi i sindacalisti hanno allegato la voce autorevole, come quella della Corte dei Conti, che a suo tempo, aveva valutato positivamente l'operato e la gestione economico-finanziaria dell'Istituto per il Commercio estero, poco prima che venisse decretata la sua chiusura e il suo trasferimento al ministero dello Sviluppo economico e delle sedi estere al ministero degli Esteri. Nella delibera del 25 maggio 2011 della Corte dei Conti in merito all'esercizio 2009 la magistratura contabile ha scritto: «Il contributo di funzionamento, assegnato all'Ente per il 2009 e previsto in tabella C della legge finanziaria 2009, è stato pari a 84.843mila euro con una forte riduzione rispetto all'anno precedente (-15.690 migliaia di euro)» rilevano i magistrati contabili aggiungendo che «l'istituto per il 2009 ha utilizzato in parte economie delle gestioni promozionali degli anni pregressi pari a 15.000 euro». E come se non bastasse, il risultato di gestione «è positivo ed è stato pari a 179 migliaia di euro» osservando che l'Ice aveva attuato «un ulteriore contenimento della spesa complessiva, rispetto agli esercizi passati». Insomma a giudizio della Corte l'Ice non solo sarebbe un carrozzone ma addirittura un modello di efficienza. Il Governo si sarebbe sbagliato e il pressing per tenere in vita l'ente di promozione che si somma alle ambasciate e ad altri enti che si occupano di internazionalizzazione sta crescendo. Qualcuno sta cercando di salvare il soldato Ice. Forse gli stessi che hanno lamentato il taglio delle poltrone del Cnel. Organo di rilevanza costituzionale che non sembra abbia brillato mai per l'efficacia delle sue proposte e delle sue attività.

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