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E Napolitano: "Siamo tutti noi"

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita all'Università Federico II di Napoli per i 200 anni della fondazione

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L'unità nazionale per il Capo dello Stato è un valore irrinunciabile, e non consente a nessuno di metterla in discussione. Che sia una deriva secessionista a farlo, oppure uno sfogo populista che se la prende in maniera generica con la politica: Napolitano alza le barricate e difende le istituzioni. Non è solo una difesa di facciata, è il senso profondo della Storia che accompagna le parole del Presidente: «Si impreca molto contro la politica, ma attenzione, la politica siamo tutti noi», ha detto ai ragazzi dell'orchestra giovanile «Sanità ensemble» del quartiere Sanità di Napoli nel corso delle celebrazioni per il quinto anno dalla nascita della fondazione «Con il Sud». Il ragionamento che sta dietro l'appello del Capo dello Stato - che evidentemente si riferiva anche all'invettiva anti-politici fatta pubblicare dall'imprenditore Della Valle a mezzo stampa - è chiaro: l'Italia ha faticato molto prima a costruirsi e poi a trovare un equilibrio democratico che passa per il concetto di rappresentanza parlamentare. È quest'ultima la dimostrazione tangibile della libertà di un Paese, conquistata prima col sangue e dopo con l'impegno politico. Distruggere le istituzioni, denigrare la figura stessa della politica significa mettere in discussione i fondamentali della convivenza civile; e non è un esercizio tollerabile. Non a caso Napolitano non ha rinunciato nemmeno ieri, con pacata fermezza, a ricordare nuovamente alla Lega l'inutilità d'invocare la secessione: «L'Italia non crescerà se non crescono insieme Nord e Sud e lo farà solo mettendo a frutto le risorse e le potenzialità della nostra terra e della nostra gente». E si badi bene: non è un'uscita estemporanea quella del Quirinale. Da tempo le esternazioni della Lega sono nel mirino del Colle, che più di una volta ha cercato di riequilibrare le sortite lumbard con richiami alla moderazione e alla coesione nazionale. Se però prima erano interventi «sfumati», ora i paletti si fanno più visibili e ben piantati nelle patrie radici. Una posizione laica per definizione, quella di Napolitano, ma che ha trovato sponda dall'altra parte del Tevere. L'Osservatore Romano ha plaudito al «nuovo appello all'unità» del presidente Giorgio Napolitano il quale - ha sottolineato il giornale del Papa - «ha ricordato, in particolare, cosa prevede l'articolo 1 della Costituzione, ovvero, fra l'altro, che 'la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Ma l'apologia istituzionale dell'inquilino del Quirinale non è acritica: «Il Sud è certamente cambiato con l'unificazione del Paese - ha detto - ma resta ancora lontano dalla parità delle condizioni con il Nord. Se penso a quando ero ragazzo il Sud è cresciuto, ma è rimasto l'anello debole nella costruzione dell'Italia». Nel difendere il passato, è inevitabile gettare lo sguardo al futuro, spronando i giovani, «ai quali non deve mancare la fiducia». Ma i ragazzi, per loro natura, hanno bisogno di messaggi chiari e non contraddittori, di rassicurazioni: «Un'Italia disunita e divisa - ha sottolineato il Capo dello Stato - oggi sarebbe ai margini dell'Europa e del mondo moderno. Chi rappresenta le istituzioni deve pensare al futuro dei giovani altrimenti non è degno di rappresentare il Paese». Napolitano fuga qualunque ombra, anche sul concetto per cui l'unico suo interesse è il Paese e non una «parte» piuttosto che una corporazione: «Devo seguire con attenzione, me lo impone la Costituzione, le vicende molto complesse del Paese», ma restando «assolutamente imparziale rispetto ai partiti e alle posizioni politiche». Un passaggio il Presidente lo ha fatto anche sull'altro tema a lui caro, la situazione carceraria: «Il sovraffollamento è una vergogna per l'Italia - ha detto visitando insieme al ministro della Giustizia Nitto Palma l'istituto per rieducazione per minori di Nisida - ma non credo che i tempi siano maturi per l'amnistia». Si tratta di un tema che il Presidente della Repubblica ha affrontato più volte nei mesi scorsi parlando di una situazione «drammatica», incompatibile con il rispetto della dignità delle persone, sollecitando il Parlamento a intervenire di fronte a una questione di «prepotente urgenza». Il Senato si è riunito in autoconvocazione - sollecitata dai Radicali - per discutere della questione; lo farà anche la Camera dei deputati. Ma su questo tema la soluzione sembra lontana.

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