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Romano: "La Lega non mi sfiducerà"

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Ministro Romano

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Mercoledì prossimo sarà il giorno del verdetto per il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano. L'appuntamento è fissato per le 16 quando alla Camera avrà inizio la discussione sulla sfiducia al responsabile del dicastero di via XX Settembre presentata da Pd, Idv e Fli. Un documento che giace a Montecitorio dallo scorso 15 luglio ma che non è mai stato calendarizzato per via dell'urgenza imposta dalla Finanziaria. Ma adesso che le questioni economiche sembrano essersi tranquillizzate, è stato dato il via libera alla mozione nella quale si ricorda il rinvio a giudizio chiesto dalla Procura di Palermo nei confronti di Romano con l'accusa di concorso in associazione mafiosa. E proprio dopo che il Parlamento ha salvato dal carcere il deputato del Pdl Marco Milanese grazie ad un patto siglato in extremis all'interno della maggioranza, Berlusconi teme che il voto di mercoledì potrebbe non avere lo stesso esito. E questa volta potrebbe essere proprio la Lega, o meglio, una parte dei Lùmbard, a cogliere l'occasione per lanciare un messaggio al proprio elettorato che giovedì non aveva gradito la decisione di salvare l'ex braccio destro di Tremonti. Una possibilità smentita ieri dal capogruppo dei nordisti, Marco Reguzzoni, («Abbiamo votato compatti contro l'arresto di Milanese e la settimana prossima bocceremo la sfiducia a Romano») ma che non può mettere ancora al sicuro da sgambetti il ministro. Infatti benché il responsabile delle Politiche Agricole sia convinto di un voto compatto anti-sfiducia («La Lega voterà contro la mozione presentata dall'opposizione perché, anch'io come Maroni faccio la lotta alla mafia») i malumori nel Carroccio sono reali tanto che, proprio tra i maroniani, serpeggia il malcontento per trovarsi nella condizione di dover salvare un esponente della maggioranza rinviato a giudizio solo per evitare eventuali crisi di governo. E che qualche problema ci sia lo dimostra anche quanto accaduto giovedì in commissione Agricoltura alla Camera dove il leghista Sebastiano Fogliato ha accusato il ministro di aver inciuciato con il Pd sulla nomina dell'ex senatore centrista Domenico Sudano a presidente del Consiglio per la ricerca in agricoltura: «La votazione è stata segreta, la maggioranza poteva contare su 19 voti, l'opposizione su 16. Visto che i leghisti in commissione hanno votato contro, che i finiani non c'erano, che quello dell'Udc si è astenuto e che la nomina è passata con 18 voti a favore e 17 contrari è evidente che esponenti del Pd hanno avallato l'indicazione del ministro e votato a favore di Sudano». C'è anche da dire che non solo la Lega guarderebbe con molta attenzione quella poltrona che una volta era di Luca Zaia, ma anche altri gruppi della maggioranza sarebbero ben contenti di mettere un proprio uomo al posto di Romano sperando in un eventuale suo passo indietro. Ma lui non ha alcuna intenzione di cedere anche se sono proprio alcuni deputati della stessa maggioranza a temere in un ennesimo strappo con il Quirinale nel caso arrivasse a una svolta negativa la vicenda giudiziaria che pesa sul ministro. A giorni, infatti, è atteso il pronunciamento sulla richiesta di rinvio a giudizio del ministro e, si dice dentro la maggioranza, se anche il gup decidesse a sfavore di Romano, a quel punto Napolitano non potrebbe più far finta di nulla visto che aveva già mosso puntuali riserve quando l'ex Udc entrò proprio a causa del procedimento pendente.

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