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Scontro in Rai sui condirettori. Stop alle nomine

Il cavallo della Rai all'esterno della sede di viale Mazzini

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Il caos Rai continua. Nomine ancora una volta rinviate e ascolti di rete e Tg1 in costante calo: queste le grane che rendono infuocato il clima al settimo piano di viale Mazzini. Il Cda di ieri si è trasformato in un nuovo scontro tra le parti. All'ordine del giorno figuravano le nomine per la direzione di Raitre (era indicato Antonio Di Bella), Tg2 (Marcello Masi), Rai Parlamento (Gianni Scipione Rossi), Gr Parlamento (Giovanni Miele) e Rai Gold (Roberto Nepote). Un accordo di massima - dicono i ben informati - c'era. Bastava solo ratificare quando deciso. E invece no. Questa volta sono stati i consiglieri di maggioranza Antonio Verro, Giovanna Bianchi Clerici, Guglielmo Rositani e Alessio Gorla (Angelo Maria Petroni era assente) a uscire al momento del voto facendo mancare il numero legale. La decisione - spiegano - è stata presa perché i consiglieri di opposizione non hanno concesso la deroga per la presentazione fuori tempo massimo (almeno 48 ore prima della riunione) per le condirezioni di Giorgio Giovannetti a Gr Parlamento e Simonetta Faverio a Rai Parlamento. I curricula erano infatti stati presentati dal dg Lorenza Lei solo 24 ore prima del voto. Il no dei consiglieri non ha consentito al presidente Paolo Garimberti di mettere le condirezioni al voto. Il rischio che il pacchetto di nomine slittasse era emerso già giovedì, quando dalla maggioranza trapelava l'intenzione di non votare visto lo stop per le altre due nomine. E così è stato. «Irresponsabili», attaccano i tre consiglieri d'opposizione Rizzo Nervo, Van Straten, De Laurentiis. «Rigidi formalismi», si difende - contrattaccando - il consigliere di maggioranza Verro, per il quale sarebbe bastato concedere la deroga per consentire il voto di tutto il pacchetto. Uno stallo e un rischio paralisi per «giochi e giochini di parte» denuncia con forza Garimberti, per il quale lo stop di ieri non risponde a logiche aziendali ma di «lottizzazione». La prossima settimana il pacchetto dovrebbe tornare, completo delle due condirezioni, all'ordine del giorno del Cda, ed essere - finalmente - approvato. Intanto Masi matura il diritto alla funzione di direttore del Tg2 (dal momento che oggi scade il suo interim), incarico che comunque andrebbe formalizzato con una nomina. C'è poi il problema ascolti. È stato il vice direttore Antonio Marano a fornire alcuni dati non certo incoraggianti: per Raiuno si parla di un calo di circa 5 punti rispetto all'anno scorso che coinvolge il Tg1, sceso fino a 10 punti rispetto all'estate del 2008. I numeri agitano l'opposizione, che torna a chiedere un cambio di squadra, ma preoccupano anche il Dg Lei, che avrebbe proposto un'audizione in Cda di Mauro Mazza e Augusto Minzolini. Passo utile ma non sufficiente - commenta Garimberti - che utilizzando una metafora calcistica cita (da juventino) l'Inter, il suo Presidente e l'ex allenatore: «Moratti non discute con Gasperini sul modulo da mettere in campo dopo cinque sconfitte consecutive, se la squadra continua a giocare male cambia il tecnico», spiega. Cambio di squadra non semplice per Lei, possibile solo - ammette il dg - a patto di avere l'unanimità. La maggioranza, per ora, fa quadrato: Minzolini non si tocca e anche Mazza va difeso perché, fa notare un consigliere, il problema non può ricadere solo su di lui, visto che c'è un vice direttore con delega all'offerta (Antonio Marano). A mettere in bilico la posizione del direttore del Tg1, però, il rischio di un rinvio a giudizio per peculato: circostanza che non farebbe scattare in automatico la sospensione, ma che certo renderebbe difficile il sostegno a spada tratta.

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