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Gelo con Silvio e critiche Pdl Tremonti ancora nel mirino

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Alla fine è il suo ex braccio destro, Marco Milanese, a difenderlo: «L'Italia ha bisogno del suo governo e di Tremonti» dice il deputato del Pdl, che l'altro ieri ha incassato il no della Camera al suo arresto. Il ministro dell'Economia non c'era e resta nel mirino. Gelo con il premier. Nessuna telefonata fra Tremonti, impegnato negli Stati Uniti alla riunione del Fondo monetario, e Berlusconi. Si moltiplicano le indiscrezioni su un presunto braccio di ferro che potrebbe sfociare nelle dimissioni del ministro ma i fedelissimi negano. Silenzio anche da parte del segretario del Pdl Alfano e di buona parte dei dirigenti del centrodestra. Duro invece il sottosegretario Daniela Santanchè: «Io sono per spacchettare il ministero. Le entrate e le uscite devono essere in mani diverse, non concentrate in quelle di Tremonti. Il governo è un organo collegiale e quindi Tremonti deve prendere le decisioni in maniera collegiale». Il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, se la prende per un'altra storia: «Giovedì ventinove il ministero dell'Economia organizza un seminario sul patrimonio immobiliare. Un seminario ristretto, con inviti limitati ad alcune grandi banche e società finanziarie più qualche "amico". Chiaramente escluse altre amministrazioni dello Stato, come la Difesa o i Beni Culturali, che benché interessate ampiamente dalla materia, non riscuotono simpatie». Insomma, spiega Crosetto, «trovo un po' improprio e molto difficile da comprendere questo modo di agire della burocrazia del ministero dell'Economia e sarei curioso di capire con quale logica, oltre a quella dell'incontro tra amici, sia stato organizzato». Interviene anche il coordinatore del Pdl Sandro Bondi: «Non si tratta di contrapporre al presunto "statalismo" di Tremonti una opposta ed estrema linea liberista, che neppure un amico che stimo come Antonio Martino credo possa ritenere adeguata oggi per affrontare l'attuale crisi economica internazionale, una crisi che, al contrario, dovrebbe rivalutare i principi fondamentali dell'economia sociale di mercato. Si tratta invece più semplicemente, se vogliamo predisporre una efficace manovra per lo sviluppo, di un lavoro eminentemente collegiale, esteso a tutte le forze sociali e politiche del Paese». Getta acqua sul fuoco il ministro Fitto, secondo cui «non esiste nessun caso Tremonti». Anche perché «le dichiarazioni attribuite a Berlusconi, che ho letto oggi (ieri, ndr) - ha detto il ministro - sono, come spesso accade, virgolettati fatti su un sentito dire, ma mai frutto di note ufficiali. Escludo che il premier voglia chiedere le dimissioni di Tremonti».

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