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Menzogne e orrori dei nemici del Cav

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Caro Cavaliere, dopo suppergiù vent'anni di incrollabile fiducia in lei temo di essere sul punto di convincermi anch'io che lei debba togliere il disturbo. A incoraggiarmi a fare questa capriola non sono però i giudiziosi argomenti politici e morali con cui tanti esperti del ramo, compresi non pochi suoi sinceri amici, le stanno suggerendo di dimettersi. È purtroppo il sospetto, sempre più opprimente, che lei non possa non essere davvero il mostro che ormai – negli ambienti più colti, informati, eleganti, virtuosi e finanzieschi non solo del nostro paese ma praticamente di tutto il pianeta – si pensa e si dice che lei sia. Lei non può immaginare, Cavaliere caro, quanto mi costa doverle annunciare un possibile crollo della mia fede. Però deve cercare di capirmi. Come può – le chiedo – un meschinello come me, oscuro scribacchino votatosi al culto della sua figura, continuare a illudersi sul suo conto quando può constatare ogni giorno che le montagne di insulti e di accuse di ogni genere e specie che le vengono rovesciate addosso dai tutti i più autorevoli palazzi nazionali e forestieri del potere, del lavoro, dell'economia, del pensiero, dell'arte, del gossip, dello spettacolo, della mondanità, del mondo gay, eccetera eccetera, dimostrano che lei è il solo personaggio che sia riuscito finora, in tutta la storia dell'umanità, dalla creazione di Adamo ed Eva fino ai nostri giorni, a suscitare una così universale riprovazione? Per un istante – la prego – si metta nei miei panni, e si chieda come potrei continuare a fidarmi di lei quando il mio deplorevole gusto per i confronti e le differenze mi costringe a osservare che nemmeno Lenin e Stalin, mentre procedevano allegramente alla deportazione e al massacro di milioni di loro compatrioti e compagni; nemmeno Adolfo Hitler, mentre si dedicava appassionatamente allo sterminio del popolo ebraico e di altre minoranze etniche e sessuali; nemmeno Mao Tse Dong, mentre trasformava il suo Paese in un solo immenso tribunale carcerario a cielo aperto; nemmeno Pol Pot, mentre progettava ed eseguiva accuratamente il massacro del suo popolo giustiziandone più o meno la metà; nemmeno i grandi capi del risveglio musulmano, che ormai da alcuni decenni, un giorno sì e l'altro pure, con le loro imprese terroristiche, confermano il proposito di distruggere lo stato di Israele e possibilmente l'intero Occidente; nessuno insomma dei grandi caporioni che dagli anni in cui eravamo piccini a questo nostro gioioso presente, non hanno mai cessato di insanguinare e sfregiare la terra, è stato mai onorato da un'esecrazione poderosa, multiforme e pressoché unanime come quella di cui lei può legittimamente vantarsi di essere oggetto... Stando così le cose, per poter continuare a credere in lei dovrei disporre della presunzione intellettuale e morale che si richiede per sospettare che la ragione dell'odio e del disprezzo universali che oggi lei suscita un po' dappertutto nel mondo potrebb'essere la stessa che ispirò ed ispira l'indulgenza, se non la simpatia, delle meglio teste occidentali del secolo ormai defunto, e di quello già incominciato, per tutti i più sanguinari angioletti del nostro tempo. Ma lei capirà che anche l'immodestia di un fan vanaglorioso come me non può non avere il suo limite. Spero di essere riuscito caro Cav, a spiegare che a impedirmi un possibile voltafaccia non sarà comunque il mio coraggio, che è anch'esso limitato, ma l'orrore che mi fanno i suoi nemici, che è sconfinato.

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