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L'atterraggio che non c'è

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Poiperò dobbiamo tornare sulla terra. Anzi, stare in aria. Siamo in fase di atterraggio d'emergenza, dobbiamo provare il soft-landing. Benissimo. Si fa così: i piloti registrano la perdita di un motore e problemi al radar. Volo a vista. Avvertono il primo aeroporto disponibile. Si fanno guidare via radio dalla torre di controllo. Tutto il traffico aereo intorno viene fermato. Un'esercitazione militare pericolosissima bloccata. La pista viene sgombrata e l'aerostazione evacuata. I vigili del fuoco si tengono pronti, le ambulanze pure. All'interno del jumbo primo e secondo pilota tengono la rotta e seguono il piano di volo, l'equipaggio (hostess comprese) è calmo, fermo, rassicurante. I passeggeri sono tutti consapevoli di quel che stanno affrontando, ma sono pronti a indossare la maschera d'ossigeno, non si fanno prendere dal panico e hanno le cinture di sicurezza ben allacciate. Tutti svolgono il loro compito in maniera perfetta. Il volo balla un po', in pista caracolla ma alla fine è salvo. Nel caso del governo Berlusconi la situazione è la seguente: il primo pilota (Silvio) non ha ancora deciso che rotta prendere; il secondo pilota (Tremonti) è in difficoltà con i piani di volo; l'equipaggio (il governo) è incerto e non ricorda le procedure di salvataggio; i passeggeri (il Parlamento) sono preda del panico e non vogliono atterrare ma restare sempre in volo fino al 2013; la torre di controllo (Napolitano) dà istruzioni ma alla radio dall'altra parte non trova nessuno; i vigili del fuoco (i sindacati) sono in sciopero; le ambulanze (gli industriali) non partono perché senza carburante; le esercitazioni militari (la magistratura) non solo non si fermano ma continuano un gran lancio di razzi e missili intorno al jumbo in avaria. Ecco, caro lettori, questa è la realtà. Voi stareste alla cloche dell'aereo con tanta serenità? Sareste certi della piena collaborazione di tutti nell'atterraggio d'emergenza? O provereste a restare sopra le nubi finché c'è carburante pianificando un rifornimento in volo? In America si dice, «ask the pilot», chiedete al pilota.

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