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"Se crolla l'euro, addio Europa"

Il Cancelliere tedesco Angela Merkel

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{{}}«Se crolla l'euro crolla l'Europa». È l'ultimatum lanciato ieri da Angela Merkel a quanti ancora si oppongono, anche dentro il suo governo, a ulteriori aiuti alla Grecia. Mentre i mercati precipitavano e l'euro si inabissava fino sotto 1,36 dollari, sulla scia delle voci sempre più insistenti di un default del debito ellenico e della conseguente disgregazione dell'area Euro, la Merkel ha richiamato tutti i Paesi dell'Eurozona ma anche i membri della sua stessa coalizione a «soppesare bene le parole», perché la posizione del governo è che la Grecia, anche se «sotto chiare condizioni», vada aiutata. La settimana scorsa Philipp Roesler, vicecancelliere e leader del Fdp (Partito liberal democratico), aveva parlato della possibilità di una «insolvenza regolare» della Grecia, scatenando timori dei mercati e facendo irritare la stessa Merkel. La posizione della Merkel è stata rilanciata anche a Parigi, dove il ministro dell'Economia, Francois Baroin, ribadendo l'unità di vedute con Berlino, ha scandito che il default di Atene «non è un'ipotesi di lavoro». Ma le parole non sembra che siano più sufficienti a placare i mercati. Dopo la delusione per l'Ecofin dello scorso fine settimana - terminato senza le soluzioni forti auspicate dal mercato - gli operatori rimarcano come la crisi del debito europea che sta mettendo a repentaglio il futuro dell'euro, sia ormai il chiodo fisso per tutti. Ieri è stata cruciale l'attesa per la teleconferenza del ministro delle Finanze greco Evangelos Venizelos con i rappresentanti della troika (Bce, Fmi e Commissione europea) per convincerli a dare il via ibera alla nuova tranche di aiuti ed evitare così un default del Paese. L'appuntamento era stato prudentemente fissato a borse europee chiuse, ma le persistenti incertezze sulle mosse anticrisi, amplificate anche dal disaccordo in seno ai governi degli Stati del blocco dell'euro sulle strategie da mettere in campo, hanno tenuto i mercati sotto scacco. Il rappresentante del Fmi in missione in Grecia, Bob Traa, ha invocato «misure supplementari» per ridurre il deficit. Lo stesso Traa non ha esitato da agitare lo spettro del default, pur di spingere Atene, il cui «elettrocardiogramma assomiglia a quello di un uomo morto», ad attuare al più presto il piano di privatizzazioni da 50 miliardi di euro, rientrando nei tempi previsti. Il ministro greco Venizelos ha ammesso il ritardo sul programma di riforme ma sotto il pressing della troika ha sottolineato che Atene è pronta a prendere le ennesime nuove misure di austerity, nella speranza di ottenere la sesta tranche di aiuti da 8 miliardi di euro che permetteranno al Paese di resistere almeno fino alla fine dell'anno. Venizelos ha detto che il governo deve «vendere beni statali, chiudere agenzie governative e ridurre il personale in eccesso» nella pubblica amministrazione perchè «non è più possibile imporre nuove tasse». Il paradosso è però che, come sottolineano le opposizioni, il governo pensi a non imporre nuovi prelievi non per salvaguardare una popolazione già praticamente sul lastrico, ma che lo faccia perchè il sistema di riscossione greco non sarebbe in grado di far fronte a nuovi impegni.

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