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L'ultima trappola per Silvio Via i testimoni del caso Mills

Il premier Silvio Berlusconi

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La guerra delle toghe continua. Far fuori il Cav, questo l'imperativo categorico. Così, mentre la procura di Napoli scandisce il «tempo scaduto» e prepara la richiesta di accompagnamento coatto per Silvio Berlusconi, a Milano i giudici che si occupano del processo Mills premono il piede sull'acceleratore. Il loro incubo è rappresentato dalla prescrizione, pronta a scattare nei primi mesi del 2012: a gennaio, febbraio al massimo. Ecco allora che i magistrati decidono di dare una sforbiciata alle testimonianze previste, tagliandone una decina (in particolare quelle per rogatoria) e arrivando alla sentenza di primo grado in tempi più rapidi, forse già entro Natale. Berlusconi, che nel caso specifico è imputato per corruzione in atti giudiziari, arriva in tribunale intorno alle 11. Entra in macchina all'interno del Palazzo di Giustizia. Nessun bagno di folla. Nessun comizio in piazza. Ai cronisti che riescono a strappargli un: «Come sta?», risponde scherzando: «Io bene, voi invece avete delle facce bruttissime». Poi, però, in Aula, assistendo all'«estremo appello per salvare il processo» e anticipare i tempi delle rogatorie in Inghilterra lanciato dal pm Fabio De Pasquale, anche la faccia del Cav si è fatta scura. Il pubblico ministero, in sostanza, chiede di anticipare rispetto alla fine di ottobre i tempi delle rogatorie in Gran Bretagna e quindi l'audizione dei testi inglesi, tra i quali figura lo stesso David Mills. Il collegio dei giudici si riunisce per la decisione. Il Cav approfitta della pausa per andare via. Sale in macchina e non dice una parola. «Silvio resisti», urlano alcuni passanti. Lui si limita a salutarli con la mano, dall'auto. Quando l'udienza riprende, il presidente Francesca Vitale fa anche di più di quanto chiesto da De Pasquale, cancellando con un colpo di spugna le testimonianze. Se il pm può dunque ritenersi più che soddisfatto, la decisione dei giudici fa infuriare i legali del premier: «La presenza delle difesa è ormai inutile in questo processo - spiega Niccolò Ghedini - è una decisione incredibile, perché noi non abbiamo spazi di manovra: la presenza delle difesa in un processo diventa inutile quando non ti fanno ascoltare i testimoni», ribadisce. Prima della pausa estiva erano state fissate una serie di udienze, tra ottobre e novembre, per ascoltare una decina di testimoni, tra cui 8 da sentire con una rogatoria in Inghilterra. Ora resta in piedi solo una data, il 24 ottobre, per l'audizione proprio di David Mills, già condannato in primo e secondo grado, col reato poi dichiarato prescritto in Cassazione. E un'altra data, il 28 ottobre, fissata per l'interrogatorio dell'imputato Berlusconi, che - secondo l'accusa - avrebbe versato 600 mila dollari all'avvocato inglese come ricompensa per le sue testimonianze reticenti in due vecchi processi. «Se Berlusconi si farà interrogare lo deciderà lui - chiarisce Ghedini, con a fianco il collega Piero Longo - comunque qualsiasi atto di difesa di fronte alla decisione di oggi è inutile». Con altre due date già fissate per il 19 e il 26 novembre, si potrà arrivare tranquillamente (dopo requisitoria e arringa) al verdetto prima della fine dell'anno. La situazione, insomma, si complica. Non sono pochi quelli che già parlano di una sentenza «già scritta». A seguire l'udienza, in Aula, c'è anche Roberto Lassini. Il candidato del Pdl alle scorse elezioni milanesi (poi non eletto) è indagato per vilipendio all'ordine giudiziario perché sarebbe stato l'autore dei manifesti «Fuori le Br dalle procure» comparsi nei mesi scorsi per le vie di Milano e finiti al centro delle polemiche. «Sono qui per la riforma della giustizia», risponde ai cronisti che gli chiedono il perché della sua presenza in Aula. Stavolta ha senz'altro ragione lui.

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