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Inchiesta escort: "Una notte con Belen, ma non facemmo l'amore"

Belen Rodriguez

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Belen Rodriguez ha trascorso una notte con il presidente del Consiglio, una notte in cui, però, non successe nulla. È quanto rivela lo stesso Silvio Berlusconi il 2 gennaio del 2009 in una telefonata con Gianpaolo Tarantini che si trova agli atti dell'inchiesta di Bari. Ecco uno stralcio della telefonata:B: Belen come va? T: Madonna che bella che è diventata B: ah...ah T: l'ho vista in grande forma B: sondala un pò su di me T: lo so, lo so, devo prenderla tranquilla un attimo...tanto stasera stiamo di nuovo a cena insieme B: benissimo! Dille che io ho sempre espresso degli apprezzamenti molto positivi su di lei come bellezza naturalmente ma anche come donna T: ma lei non l'ha conosciuta mai di persona B: chi Belen? Altro che T: va bene va bene B: l'ho conosciuta è stata da me una notte ma non abbiamo fatto l'amore perchè ho scoperto che lei era la donna del mio calciatore.   L'INCONTRO BERTOLASO TARANTINI «Ho già dichiarato da tempo di aver incontrato il signor Tarantini su richiesta del presidente che me lo aveva passato al telefono». Guido Bertolaso, ex capo del Dipartimento della protezione civile precisa in una lettera come andò quell'incontro con Giampaolo Tarantini, procacciatore di escort per il premier, che era accompagnato dal titolare del gruppo imprenditoriale pugliese Intini. Tarantini - dice Bertolaso - «mi ha spiegato il loro interesse a lavorare con la Protezione Civile sul versante delle nuove tecnologie. Ho spiegato loro che in quel campo era in corso un'iniziativa assunta con Finmeccanica, gruppo individuato come partner tecnologico del Dipartimento, e che pertanto la loro candidatura avrebbe dovuta essere esaminata dallo stesso gruppo Finmeccanica. Questo è tutto. Non ho suggerito nulla, non ho fatto pressioni, non ho preso iniziative di alcun genere per compiacere i miei interlocutori. Se lo avessi fatto sarebbe già emerso visto che sia il sottoscritto sia altre personalità coinvolte nella vicenda sono state controllate e monitorate in modo, sembrerebbe, assolutamente esaustivo». Bertolaso aggiunge che l'incontro con Tarantini è stato «uno delle decine e decine di appuntamenti analoghi avuti nel corso del mio mandato alla Protezione Civile, su richiesta di esponenti dell'intero sistema politico e istituzionale. Ho sempre affrontato questi incontri con massima serenità, forte delle regole che definiscono le procedure per assegnare incarichi pubblici e del mio totale rispetto di queste norme». «I magistrati di Perugia - aggiunge l'ex capo della Protezione civile - sono convinti che io non abbia rispettato le regole, ma ho già detto di ritenere false e soprattutto non provate le loro accuse». «Ho servito lo Stato in un posto di grande responsabilità - prosegue - a capo di un Dipartimento con forte capacità di spesa. Non sono nè scandalizzato nè stupito, conoscendo molto bene questo Paese, dell'esistenza di tanti piccoli e grandi manovratori, faccendieri, intrallazzatori, venditori di fumo e cacciatori di opportunità, nè posso stupirmi nello scoprire che in tanti avrebbero voluto collaborare col Dipartimento da me diretto. Mi stupisco di chi si stupisce. Continuo a credere importante solo una cosa: che chi abbia lavorato con il Dipartimento della Protezione Civile lo abbia fatto nel rispetto delle procedure e delle norme. Così è avvenuto, per quanto è stato nei miei poteri e nelle mie responsabilità ». L'ultima parte della lettera è dedicato alle cene in casa del premier, alle quale dice di aver partecipato «con molte altre persone, alcune famose, altre che conoscevo, altre che non avevo mai incontrato. Ho vissuto quelle occasioni come tante altre, secondo modalità non diverse da quelle di altri incontri conviviali. Mi è sempre stata possibile - conclude Bertolaso - la frequentazione del presidente del Consiglio come strettamente legata alle sue e mie responsabilità pubbliche, nel reciproco pieno rispetto dei rispettivi ruoli».

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