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"Il Cav si dimetta" Ma nell'opposizione è già lite sulle alleanze

Silvio Berlusconi al telefono a Strasburgo per il summit Nato

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Silvio Berlusconi deve dimettersi, cedere il passo, lasciare la guida dell'Italia. O, almeno, la maggioranza prenda atto della situazione e si sciolga, magari sul voto della Camere sull'arresto Milanese. La voce delle opposizioni, su questo punto, è univoca: da Pier Ferdinando Casini a Nichi Vendola, passando per Gianfranco Fini fino ad Antonio di Pietro, tutti chiedono un "cambiamento". Inizia il terreno delle divisioni politiche. Il Pd non perde la speranza di includere anche i centristi nella futura alleanza di centrosinistra. La Lega, che teme il voto causa perdita di consensi, punta a un nuovo centrodestra con l'aggiunta di Casini e senza più Berlusconi. Il Pdl, terremotato dalle inchieste che coinvolgono il premier e dall'ondata di intercettazioni pubblicate sui giornali, guarda all'ex presidente della Camera e al partito dei moderati come zattera cui aggrapparsi per salvare il centrodestra qualora la situazione dovesse precipitare. Tutti, tanto a destra quanto a sinistra, "corteggiano" Pier Ferdinando Casini, chi in attesa che si scriva la parola fine sulla legislatura, chi per evitare la debacle. Solo l'Idv si tira fuori dalla corsa all'accaparramento del centro. L'Idv vuole l'alleanza con Pd e Sel. A Vasto, l'Italia dei Valori inneggia al successo. Del resto, molti hanno letto nella presenza di Bersani sul palco dipietrista l'imprimatur definitivo al Nuovo Ulivo a tre, pur se il segretario democratico lo preferirebbe "aperto a tutte le personalità civili e i movimenti che di Berlusconi si sono rotte le scatole". Il Nuovo Ulivo non sarà unito al Terzo polo. Tra il leader Udc e Di Pietro, infatti, sono volati stracci per tutto il giorno, con Di Pietro che ha bollato già ieri Casini come "escort della politica", Casini che ha replicato ruvido ricordando "la carriera da magistrato" e "le scatole con cui Di Pietro prendeva i soldi" e con l'ex pm che ha chiuso acido ricordando "di aver fatto una carriera da magistrato al servizio della legge" e di essersi "fatto processare perchè innocente". Fini vuole un nuovo premier. Anche il presidente della Camera ha tenuto a precisare che l'assonanza con il nuovo Ulivo finisce con la richiesta delle dimissioni di Berlusconi. "Spero - ha detto Fini - che anche nell'ambito della maggioranza finisca per prevalere il buon senso e la decisione di dare vita a un altro governo che abbia maggior credibilità internazionale, che si occupi dei problemi dell'economia e faccia uscire il Paese da questa crisi". "Un altro governo - insomma - presuppone, almeno per me, un altro presidente del Consiglio". Per il resto è tutto da vedere, ma l'alleanza con l'Ulivo al momento non è in programma. "Non c'è dubbio - ha rincarato il numero due di Fli, Italo Bocchino, proprio in casa di Di Pietro, a Vasto - che noi dobbiamo essere terzi rispetto alle coalizioni; non c'è ragione per cui il Terzo polo si candidi alle elezioni con il Nuovo Ulivo". "Noi del Terzo polo - ha sottolineato - dobbiamo rappresentare i moderati e i riformisti italiani, poi, vedendo i numeri, si decide cosa servirà per il bene dell'Italia". Si preparano armi e accordi in vista di una possibile e forse anche prossima campagna elettorale, ma l'ultimo dettaglio, non trascurabile, è la situazione interna al Pd.  In casa Pd iniziano le divisioni. Il principale partito dell'opposizione, infatti, ha vissuto con qualche mal di pancia la condotta di ieri di Bersani. Vero che oggi Vannino Chiti è venuto a Vasto a ribadire la linea del segretario, ma vero anche che già ieri sera sono cominciati i distinguo, con la componente cattolica che fa capo a Fioroni in subbuglio, preoccupata di chiudere con il polo moderato e aprire un rapporto con la sinistra radicale di Nichi Vendola. Che anche oggi, per tutta risposta alle polemiche, ha definito il nuovo Ulivo "poesia".  

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