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Calderoli avverte Tosi: «No ai fratelli coltelli»

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Adire il vero il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli, parlando dal palco di Venezia era stato molto più "diretto" e colorito nell'esprimere un concetto che, in questi ultimi tempi, sta mettendo a dura prova i nervi all'interno del Carroccio. E così il ministro si sfoga tirando le orecchie a quelli che dicono sempre «bisogna far di qui, bisogna far di lì, e poi gli danno spazio sui giornali perché parlano fuori dal coro». «No ai fratelli coltelli come fa qualcuno», aggiunge, riferendosi a chi «un momento prima è della Lega, un momento dopo è un rappresentante delle istituzioni». Una chiara frecciata che molti leggono contro il più «libero» degli amministratori leghisti, il sindaco di Verona, Tosi. Quello stesso che più di qualche volta Umberto Bossi ha definito essere più «tosiano» che leghista sottolineando il desiderio di indipendenza del primo cittadino scaligero. «Polvere sei e polvere ritornerai. Io, Maroni, gli altri non saremmo un cazzo senza Bossi» rincara la dose Calderoli ormai soddisfatto per aver dichiarato davanti alla "base" che chi vuole lavorare nel Carroccio deve sottostare al "capo". Una regola ferrea che sarebbe venuta meno proprio in questi ultimi tempi. Ed è Linda, un'iscritta al partito dal 1997, a continuare sulla scia delle parole di Calderoli: «Siamo cresciuti troppo in fretta e così non abbiamo saputo tenere testa alla voglia di protagonismo di alcuni nostri amministratori. Devono capire che prima c'è il movimento poi le ambizioni personali». Chi invece definisce le «fibrillazioni» nel partito solo «invenzioni dei giornali» è il governatore del Piemonte Roberto Cota mentre quello del Veneto, Luca Zaia, le valuta come nulle spiegando che «l'unico fango che conosco è solo quello di Porto Marghera. A chi invece non interessa proprio nulla delle vicissitudini interne al partito nordista è Lucia Massarotto, la "nemica" di Bossi fin dal 1997. Sulla sua finestra che affaccia proprio sul palco leghista sventola anche quest'anno la bandiera bianca rossa e verde. Lei non guarderà lo spettacolo. Il compito di ironizzare sulla Festa quest'anno spetta al figlio che con tanto di maglietta del Che Guevara, ad un certo punto mostra ai Lùmbard un mappamondo: «Dov'è la Padania? - chiede a quelli di sotto - vedete che non c'è?». I commenti dei militanti leghisti si possono facilmente immaginare. Ale. Ber.

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