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"Menù costoso", senatori a dieta

Il presidente del Senato Schifani

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«Prezzi troppo alti». I senatori dicono addio al ristorante di Palazzo Madama. Il nuovo menù c'è da due giorni: si sono registrati 400 coperti in meno. Un esodo. È la «dieta» Schifani. È stato il presidente del Senato a pretendere l'aumento dei prezzi dopo lo scandalo destato dal vecchio menù, sbarcato su internet in piena estate. La differenza salta agli occhi: i costi sono stati quadruplicati. Fino a pochi giorni fa per un primo (zuppa, spaghetti alle alici, riso all'inglese, pasta al pomodoro o penne all'arrabbiata) i senatori spendevano 1 euro e 60 centesimi. Ora 6,02 euro. Passiamo al secondo: una scaloppina di vitella al pepe verde o un filetto di orata in crosta di patate costavano 5 euro e 23 centesimi, meno una lombatina di vitello ai ferri, 3,55 euro. Adesso, invece, un petto di pollo vale 10 euro e 3 centesimi, come il sauté di cozze e vongole o le uova al tegamino con lardo. Mentre la lombatina di vitella è arrivata a 16,54 euro, un rincaro di 13 euro. Prezzi più alti anche per le insalate. Cappuccina, lattuga, indivia belga, finocchi, rucola, radicchio, julienne di carote, pomodori con alici o cruditées. I senatori le pagavano 1,43 euro ciascuna. Ora 5,35. Costano uguale soltanto i dolci (1,74 euro) e il pane (0,52). Fa eccezione il dessert del giorno, che costa 4 euro. Qualche senatore sapeva degli aumenti e non è più entrato al ristorante, altri hanno fatto la prova sul campo. Poi la fuga. Si sono affidati alla «concorrenza». Gli onorevoli, infatti, stanno trattando convenzioni nei locali del centro storico. Guadagneranno più di 15 mila euro al mese ma non sono disposti a pagare un pasto completo almeno 25 euro. Troppi. Nei ristoranti a piazza Navona o al Pantheon, invece, alcuni senatori hanno ottenuto un menù fisso, che comprende primo, secondo, dolce o frutta, tra i 15 e i 18 euro. «Anche perché - chiarisce un onorevole che vuole restare anonimo - l'Aula finisce alle 13,30 mentre alle 14,30 cominciano le Commissioni. Le pare che devo spendere magari 35 euro per stare dieci minuti al ristorante?».   Gli aumenti «firmati» da Schifani sono davvero indigeribili: «Mi scusi ma se si va in qualunque altro refettorio, perché quello è un refettorio, quanto si spende? Glielo dico io, non più di 5 euro» precisa un altro inquilino di Palazzo Madama. «Capisco che l'odio verso la casta è sempre più forte ma nella mensa di qualsiasi azienda i prezzi sono inferiori al nuovo menù» protestano. C'è chi si limita a un panino alla buvette, appoggiato ai tavolini tondi della sala, e chi ha risolto il problema con un pizzico di furbizia: va a mangiare al ristorante di Montecitorio, dove i prezzi sono rimasti più bassi. «Ci vogliono dieci minuti di strada per raggiungere la Camera e si risparmiano almeno quindici euro». Avranno stipendi sostanziosi, rimborsi, vitalizi, auto blu, treni e aerei gratis ma quando mangiano e pagano di tasca propria stanno attenti. C'è la crisi. Anche per loro.

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