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Fli litiga. E Fini resta a guardare

Fabio Granata

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Doveva essere la festa di Fli. Invece Mirabello, kermesse extralarge del partito di Fini (11 giorni) riempita con dibattiti (pochi), elezioni di miss e sagre gastronomiche (tante), è diventata l'occasione per fare la festa a Fli. Una lotta tutta interna ma che risente soprattutto del fatto che Gianfranco Fini si è elegantemente sfilato dal partito e ha lasciato i suoi colonnelli a sfidarsi su quello che dovrà essere Futuro e Libertà. E sono in molti a sospettare che in realtà il presidente della Camera si sia ormai stufato della sua creatura politica (nella sede del partito a Roma non ha neanche una stanza) e si avvii ad un approdo più comodo e tranquillo in un Terzo Polo tutto a trazione Pier Ferdinando Casini. A far emergere i contrasti che si agitano sotto l'apparante calma piatta di Fli ieri ci ha pensato il pasdaran Fabio Granata con una intervista su «Il Fatto quotidiano» nella quale fa un appello proprio a Fini a troncare definitivamente ogni rapporto con il Pdl e mette nero sui bianco la crisi che sta attraversando Futuro e Libertà: «Dobbiamo ritrovare lo spirito di un anno fa, altrimenti è finita. Oggi siamo al minimo storico, al 3,3% mentre a novembre dello scorso anno eravamo all'8,5; questo è un fatto, come è un fatto che vinciamo dove ci presentiamo all'opposizione del Pdl». Poi l'appello ai suoi colleghi di partito a «non perdere il senso e la direzione» e a «costruire un'Italia diversa dal berlusconismo». «Altrimenti – avverte - ci dissolviamo». Parole che dentro Fli non sono state accolte bene. Anzi. Perché riaccendono il conflitto interno tra chi vede, prima o poi, un riavvicinamento di nuovo con il Pdl (senza Berlusconi) e chi invece, come Fabio Granata e Flavia Perina, non lo vuole affatto. Né ora né mai. Il primo a replicare, duramente, è stato Potito Salatto. «Invito il collega Granata, e con lui Perina e Croppi, a non sentirsi portavoce di una verità assoluta perché in politica questa non paga. Se siamo calati al 3,3 per cento, al minimo storico come lo stesso Granata ama ricordare, è dovuto proprio a dichiarazioni come le sue e alle continue aperture a un centrosinistra che poco ha a che fare con la nostra identità, ai tentativi di trasferire a livello nazionale la pur comprensibile ma anomala esperienza siciliana». Furioso anche Italo Bocchino. Perché, mormorano i futuristi, l'intervista di Granata fa parte di uno scontro più aspro, tutto di potere. Quest'ultimo avrebbe infatti l'ambizione di fare il vicecapogruppo alla Camera ma il vicepresidente del partito gli ha sempre chiuso la strada. Così Granata ha iniziato ad alzare la voce sperando di trascinare Fini dalla sua parte e sfidando il rivale a una «conta dei voti. La replica a Granata è arrivata dall'associazione di Italo Bocchino, Generazione Italia, che pur non citandolo mai mette in chiaro che Fli è nel centrodestra. «Il coraggio è una bella parola ma a volte usata a sproposito. Latina docet. In questi mesi, prima con Generazione Italia e ora con Fli, abbiamo dimostrato di averne tanto, di coraggio, e di tener testa a chi, dentro o fuori il palazzo, dentro e fuori Fli, ha cercato invano di affondare il progetto futurista. Ma il nostro partito nasce per unire il centrodestra e non per dividere». Risposta che ha scatenato la contro-replica di Flavia Perina: «Ci si consola immaginando un possibile travaso di voti dall'armata in rotta del Pdl, la famosa "teoria della bacinella" secondo cui tenendosi vicino all'otre sforacchiato del berlusconismo si riuscirebbe a fare il pieno di ruscellante consenso. I sondaggi dicono che non è così. La politica della "prossimità" non ha pagato, anzi ha reso incerta e poco visibile la proposta di Fli, ormai oscurata dal protagonismo di Casini». Fini osserva da lontano. Dopo un mese e mezzo di vacanze al mare ieri è tornato a Roma. Per preparare il discorso di Mirabello, domenica. Nel quale, temono in molti, finirà per non dire nulla.

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