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Cernobbio, i vertici dell'economia su euro e manovra

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Workshop Ambrosetti

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Il Workshop Ambrosetti, il tradizionale forum del gotha del potere finanziario, apertosi oggi a Villa d'Este (Cernobbio), vede al centro del dibattito la crisi globale dell'economia. Ma è anche occasione per i maggiori imprenditori italiani per riflettere sulla manovra del governo ed evidenziare soluzioni alla crisi italiana e, più in generale, dell'area euro. Su questo è intervenuto Alberto Bombassei: "Il governo sta mostrando la sua debolezza perché non riesce a essere deciso nelle scelte. Secondo il vicepresidente di Confindustria è ovvio che "la maggioranza sia debole, perché se in qualche modo ci fosse la volontà di decidere, un governo forte lo farebbe indipendentemente dalle reazioni". "Dobbiamo cercare - ha sottolineato - di superare tutte queste divisioni, perché ogni volta che si prende un'iniziativa c'è qualcuno che mette il veto e la boccia". GLI SCENARI Bombassei interviene sulla possibile discesa in politica dell'ex ad Unicredit: "Profumo in politica? Buona scelta, è uno bravo. Qualsiasi cosa faccia sono sicuro che la farà bene". Sulla necessità di un nuovo governo, però, il numero due degli industriali non si è sbilanciato. "Non sta a me dare giudizi politici - ha detto - noi dobbiamo cercare di rispondere sulla competitività". E su quest'ultima, Bombassei avanza la sua proposta: copiare dai più "scafati" tedeschi: "Dobbiamo guardare alla Germania che è un po' la prima della classe, e come a scuola si copia dalla prima della classe", ha spiegato Bombassei. MONTI: "LA NOSTRA SERIETA' IN DISCUSSIONE" Ma da Cernobbio interviene sulla manovra anche un pezzo grosso come Mario Monti, economista e professore dell'Università Bocconi, indicato da alcuni ambienti dell'opposizione come possibile guida di un eventuale governo cosiddetto di responsabilità nazionale: "Penso che anche da parte dell'Italia ci sia in questo momento la grande necessità di avere un comportamento responsabile e che non alimenti il ritorno di sospetti di fondo nell'opinione pubblica di alcuni Paesi europei circa la serietà del nostro Paese". Lo ha detto paventando il rischio che il Paese sprofondi in una "fase primordiale", dove "in tanti si interrogano sul carattere degli italiani". "LA PRIORITA' E' IL FARE" Sulla manovra si esprime anche il presidente di Generali, Gabriele Galateri Di Genola: "L'indecisione, l'attesa e i continui cambiamenti sono negativi". "Credo che sulla manovra il tema sia di credibilita' e competitivita'. Ci sono commenti di diverso tipo, tra cui quello di Confindustria di ieri che io sottoscrivo". Per il numero uno di Generali, il cui titolo è al momento "sottovalutato dai mercati", per uscire dalle secche di questa situazione "la priorità è fare; dare la concreta indicazione che il Governo e il Parlamento sono in grado di decidere, che il Paese è in grado di funzionare ed è efficiente".   "SERVE UN NUOVO LEADER, DRAGHI LA SCELTA MIGLIORE" E' la ricetta per salvare l'area euro lanciata dall'economista statunitense Nouriel Roubini, che dal lago di Garda dice la sua: "Sarà un leader forte. Ho il massimo rispetto di Mario Draghi, un servitore della cosa pubblica che si è molto distinto in tutta la sua carriera, sia al Tesoro che alla Banca d'Italia e alla Bce». "Credo che grazie anche alle sue ottime capacità diplomatiche saprà lavorare collegialmente con le altre istituzioni, come la Ue, per risolvere le grandi sfide che lo aspettano". E in fatto di politica economica indica come riferimento imprescindibile la crescita: "Le misure di austerità varate da tutti i governi del vecchio continente rischiano di avere un effetto di fiscal drag con conseguente riduzione della domanda aggregata". "Per stabilizzare il rapporto tra debito e Pil non si deve guardare solo al numeratore, cioè il debito. Se il debito scende ma scende anche il Pil, cioè il denominatore, allora i calcoli non tornano. Paventa anche il rischio, per l'area euro, di perdere alcune delle sue gambe: "E' probabile che nell'arco dei prossimi cinque anni l'area perda alcuni stati membri, potrebbero uscire Grecia e Portogallo. Ma non si tratterebbe necessariamente di una catastrofe". Infine, la decisione della Bce sul rialzo del costo del denaro dall'1% all'1,50% nel corso degli ultimi mesi è stato per il professore della New York University un "errore grave". Una misura che "ha messo sotto pressioni i conti di molti stati periferici, ed è auspicabile che riportino il costo del denaro dove si trovava in precedenza. Questo permetterebbe anche di far scendere il rapporto di cambio dell'euro che a 1.40 rappresenta una tassa sulla crescita per molti paesi".

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