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Decidere nuove tasse spetta solo al Parlamento

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti nella sala stampa di Palazzo Chigi

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Siamo davvero sconcertati per quanto sta accadendo nell'aula del Senato. Un affollarsi scomposto intorno a una manovra economica piena di sciatterie amministrative  e costituzionali che non affronta né il problema del risanamento dei conti pubblici né il rilancio di una crescita economica che langue, ormai, da ben 16 anni. Il noto Giulio Tremonti ha inserito una norma per la quale se i risparmi previsti nel decreto legge non saranno conseguiti si potranno aumentare le imposte indirette (cioè alcune tasse compresa l'accisa sulla benzina) con un provvedimento amministrativo del presidente del Consiglio su proposta, naturalmente, del ministro dell'Economia. Da che mondo è mondo l'imposizione di nuove tasse è, in tutte le democrazie che si rispettano, riserva di legge e quindi deve essere approvata dal parlamento e non decisa solo da un decreto ministeriale. Non è la prima volta che l'avvocato tributarista di Pavia tenta di infilare in una norma una violazione costituzionale (nel caso di oggi è quella all'articolo 23) che lo renderebbe un nuovo signore medioevale che impone tasse e balzelli a proprio piacimento. Una vergogna per la quale ancora nessuno in parlamento ha dato voce allo sdegno per una insopportabile avidità di potere. Inoltre è l'intero impianto della manovra che non regge sul terreno economico. Il prelievo che si prevede su una parte del ceto medio che guadagna al mese da 4.500 a 7 mila euro altro non produce che depressione dei consumi non solo per l'effetto di 3.8 miliardi di euro che vengono sottratti ai consumi delle famiglie, ma anche per il messaggio che si lancia che certo non agevola l'acquisto di beni di consumo. Per non parlare degli effetti sulle famiglie meno abbienti per i tagli di 9.200 miliardi nel prossimo biennio agli enti locali che dovranno aumentare addizionali e tariffe sui servizi pubblici o addirittura eliminarli. Il tutto senza avviare il risanamento strutturale del bilancio per il quale l'eliminazione delle pensioni di anzianità è elemento essenziale. Sappiamo bene che quest'ultimo è un sacrificio per alcune centinaia di migliaia di persone che sono, però, in condizione di sostenerlo perché si chiede loro solo di rimanere in servizio qualche anno in più. La misura fa risparmiare nel breve periodo di tre anni molto più della cifra che si ricava con il prelievo di solidarietà e con il vantaggio di non essere recessiva perché non toglie quattrini dalle tasche di molti cittadini. Due esempi, tra i tanti, che sono la testimonianza dell'assenza di qualsiasi visione di politica economica e di sensibilità costituzionale. Per noi non è una sorpresa visto che dal giugno del 2008, e cioè dalla sua prima manovra, abbiamo spiegato che il ministro Tremonti non è politicamente all'altezza dei bisogni del Paese come non lo sono stati i suoi predecessori che, con la veste di tecnico, da 19 anni hanno guidato l'economia italiana. Naturalmente Tremonti è il tecnico che ha governato per più tempo (oltre 8 anni negli ultimi 10) e l'Italia dell'ultimo decennio ha visto aumentare il suo debito pubblico di 15 punti (oggi al 120%) ed è cresciuta di appena il 3% a fronte della Francia che nello stesso periodo è cresciuta del 12%. La balla che l'Italia stava meglio degli altri perché aveva qualche punto in meno nel suo deficit annuale della Francia e della Germania era una menzogna dolosa perché gli altri Paesi europei con i quali più ci confrontiamo avevano un deficit maggiore sol perché avevano investito nell'economia reale tanto che oggi crescono poco sotto il 3% l'anno (la Germania) e poco sotto il 2% (la Francia). Noi, che siamo rimasti immobili aspettando Godot, cresceremo quest'anno di appena lo 0,8% aggravando così l'equilibrio della finanza pubblica il cui risanamento richiede un diverso tasso di crescita dell'economia. Nel passato avanzammo il sospetto di un dolo nei comportamenti del ministro dell'Economia. Ed avevamo ragione. Tremonti ha portato l'economia italiana in una situazione sempre più drammatica perché puntava a sostituire Berlusconi con l'aiuto della Lega. La sinistra aveva anche abboccato all'amo tremontiano tanto che i suoi giornali di punta lo dicevano chiaramente, meglio Tremonti che Berlusconi. Noi riteniamo, al contrario, che il Paese avrebbe bisogno di un governo diverso con più ampia base parlamentare, senza Tremonti e con Berlusconi che si dedichi interamente per qualche anno al suo partito piuttosto che al governo visto che il Pdl, ad oggi, è ancora di poco il maggiore partito del Paese. Se Sparta piange, però, Atene non ride e se la maggioranza ha partorito questa manovra stupida nella sua iniquità, il maggiore partito dell'opposizione e i suoi alleati girano a vuoto convinti anch'essi che si possa risanare solo crescendo e svuotando con il secchiello della lotta al deficit il mare del debito accumulato. Così continueremo ancora ad avere bassa crescita e debito alto mettendo a rischio la coesione sociale anche con misure ai limiti della decenza come quell'ultima proposta della Lega che vorrebbe togliere quattrini anche alle vedove e ai disabili colpendo la pensione di reversibilità e l'indennità di accompagnamento. Complimenti.

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