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Il Cavaliere delle beffe

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Il premier Silvio Berlusconi

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Sul Berlusconi di oggi, nello stesso campo dei suoi vecchi estimatori, vengono espresse due valutazioni antitetiche. La prima è quella, negativa, di quanti vedono nella sua ultime scelte politiche un tradimento della sua vocazione originaria, il prodotto di un cedimento alle pretese del campo a lui avverso, un'improvvisa, sfacciata, incomprensibile capriola ideologica e politica. Il suo sarebbe insomma il caso di un uomo e di un leader che dopo aver sbandierato per tutta la vita, sia nella fase della sua avventura economica sia in quella della sua avventura politica, propositi e princìpi di colore liberale e liberista, proprio nel momento in cui, nel difficile frangente della presente crisi monetaria internazionale, avrebbe dovuto dar prova di coerenza e di tenacia, pur di non affrontare i possibili rischi politici di una battaglia centrata sulla conferma di quei propositi e sulla difesa di quei principi, ha invece improvvisamente deciso di rinunciarvi del tutto e di fare propri quelli dei suoi avversari di sempre, trasformandosi così di botto in un sostenitore di quello stato sociale, assistenziale, fiscale, dirigistico e consociativo che aveva sempre affermato di voler contrastare. La seconda è quella, positiva, di quanti al contrario persino in questa sua apparente conversione ai gusti illiberali e socialisteggianti di tutte le forze del fronte a lui avverso vedono, paradossalmente, un altro suo grande successo, se non addirittura la più clamorosa delle sue tante vittorie. L'entità di questa vittoria sarebbe fra l'altro dimostrata da quelli che possono dirsi i suoi due effetti principali: da un lato il fatto che essa sembra garantire al governo la possibilità di durare, come promesso, fino al termine della legislatura; dall'altro il non vago sentimento di rassegnata sconfitta che s'è diffuso in tutto lo schieramento antiberlusconiano di fronte al derisorio spettacolo di un Cavaliere che proprio rubando la parte ai suoi avversari si ripromette di mietere, nel bel mezzo di una crisi planetaria, nuovi, imprevedibili trionfi. Quale batosta potrebbe infatti sembrare più grave e disperante alla nostra sinistra di quella che il suo nemico principale le sta vibrando con quella che oggi è forse la più classica clava progressista: la manovra finanziaria punitiva? Quale di queste due valutazioni è la più ragionevole e sensata? Si direbbe che lo siano entrambe. In ogni caso, nulla forse come il fatto che esse, pur essendo assolutamente opposte e contrastanti, possano sembrare ambedue ugualmente sostenibili, prova che Berlusconi è un personaggio assolutamente scandaloso. Non per nulla è riuscito a diventare l'uomo politico più odiato, disprezzato, calunniato e dileggiato del mondo. Ma se finora, non solo in Italia e in Europa ma in tutto l'Occidente, anzi in tutti i paesi della terra, è stato descritto come un tiranno spregevole, un ridicolo parvenu, un perverso corruttore e sfruttatore di fanciulle e soprattutto come un losco e astuto furfante la cui strepitosa fortuna economica, imprenditoriale e politica nasconderebbe oscure ma intuibili radici criminali, ora a tutti questi epiteti, per gli effetti paradossali di questa sua ultima metamorfosi, sembra opportuno aggiungere quella di massimo Burlador del suo tempo. Conclusione provvisoria ma non troppo: chi lo accusa di aver tradito la sua vocazione liberale e liberista potrà sempre consolarsi pensando alla bile che anche con questo tradimento, sta riuscendo a procurare alla nostra gauche.

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