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Manovra di tensione tra Pdl e Lega

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (s) e il  ministro per le Riforme Umberto Bossi

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Un puzzle che giorno dopo giorno sembra sempre più difficile ricomporre. La manovra correttiva da 45 miliardi varata dal governo arriva domani all'esame delle commissioni al Senato ma per il momento posizioni e proposte all'interno della maggioranza sono distanti. Berlusconi, chiuso ad Arcore da qualche giorno, aspetta di sapere soprattutto cosa farà la Lega proprio nella riunione in via Bellerio convocata domani.  Le tensioni con l'alleato non sono poche, il Carroccio ha detto no alla riforma del sistema pensionistico, non muore dalla voglia di aumentare di un punto l'Iva e non gradisce il taglio delle Province. Ma il premier è convinto che alla fine un accordo si troverà. Perché Umberto Bossi – è il ragionamento che continua a fare con i suoi consiglieri – deve capire che questo è un momento difficilissimo, l'Europa ci sta guardando con attenzione e qualsiasi errore potrebbe costare caro. Anche perché il Cavaliere è convinto di essere il solo a poter gestire la crisi. Certo i «mal di pancia» anche dentro il Pdl non sono pochi. Da una parte ci sono i «frondisti», capeggiati da Giorgio Stracquadanio e Marcello Pera che chiedono al Cav di tornare allo spirito originario di Forza Italia del '94 e non mettere altre tasse. Martedì incontreranno il segretario del Pdl Angelino Alfano al quale ieri hanno inviato una lettera ribadendo il loro «no a nuove tasse o a inasprimenti di quelle esistenti». E sempre ieri c'è stata una polemica a distanza fra l'ex presidente del Senato, che aveva ventialto la possibilità di negare la fiducia al provvedimento se non fossero state accolte le loro richieste di modifica, e Fabrizio Cicchitto. «Sul merito - è stata la conclusione del capogruppo del Pdl alla Camera - siamo d'accordo su molte cose; sul piano politico ho sottoposto a Marcello Pera la seguente questione: lavoriamo per migliorare il decreto, ma comunque esso va approvato perché in caso contrario le conseguenze possono essere probabilmente due: la speculazione non contrastata dalla Bce farà saltare i nostri conti attaccandoi titoli di Stato; il governo rischia di cadere». E a spingere sul governo perché assuma una posizione decisa ci sono anche la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia – contraria al contributo di solidarietà e favorevole all'aumento dell'Iva – e il leader di ItaliaFutura Luca Cordero di Montezemolo. Da domani bisognerà iniziare a fare chiarezza.

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