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Spunta l'idea di dismettere gli immobili pubblici

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Caserme e uffici pubblici nel mirino. Tra le ipotesi, nel «cantiere» manovra ci sarebbero anche possibili nuove dismissioni del patrimonio pubblico. La misura potrebbe essere giocata durante l'iter parlamentare come ultima carta se saranno necessarie nuove risorse. La necessità di venire incontro alle famiglie, anche dopo le parole pronunciate dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, potrebbe essere una delle esigenze. Ma resta anche tutta la questione degli enti locali, ancora sul piede di guerra. Sulle pensioni invece si tratterebbe, perché una nuova stretta porterebbe entrate strutturali e non solo "una tantum" come nel caso della vendita di immobili pubblici o nella riedizione di uno scudo fiscale bis. È il capogruppo della Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto ad indicare alcuni temi sui quali avviare «una seria riflessione». Tra questi anche il quoziente familiare e la vendita di una quota di immobili statali. La possibile vendita di caserme e uffici pubblici sarebbe già allo studio, riferiscono fonti di maggioranza, e tecnicamente il veicolo per fare queste operazioni potrebbe essere Fintecna, alla quale potrebbe passare una quota di immobili in cambio di liquidità immediata. Sull'entità di una eventuale operazione di vendite non trapelano cifre, ma è evidente che su un patrimonio di oltre 500 miliardi di euro, anche una piccola quota in questo momento darebbe fiato al governo per ammorbidire alcune delle misure della manovra che non piacciono. E poi c'è da considerare che, a parte le caserme, tutti gli uffici della pubblica amministrazione vedranno un ridimensionamento e dunque sarebbe possibile valorizzare le sedi. Tra le misure più criticate resta il contributo solidarietà per i redditi oltre i 90.000 euro, perché da più voci si chiede una alleggerimento per i contribuenti che hanno famiglia a carico. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per le politiche della famiglia, Carlo Giovanardi, ha già annunciato un emendamento per inserire nella misura un'attenzione alla famiglia. Abbassare la soglia del prelievo del contributo di solidarietà a 80.000 euro per chi non ha figli a carico, per esentare dal pagamento le famiglie numerose. Questa in sintesi la proposta di modifica per non colpire i contribuenti con tre o più figli, esentandoli del tutto dal contributo per un reddito inferiore ai 150.000 euro, e applicando agli importi superiori a tale soglia soltanto un'aliquota del 5%. Intanto al Senato è l'ultimo weekend di riflessione. Da martedì partirà l'esame alla Commissione Bilancio del Senato. Relatore è lo stesso presidente Antonio Azzollini del Pdl.

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