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Dicono una cosa ma ne fanno un'altra

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Ea dare il buon esempio é proprio Bossi. Memorabile la sua battuta dello scorso luglio quando, subito dopo aver varato la manovra, si sfogò: «È una brutta manovra». Tanto che, anche oggi, dopo il varo ferragostano di un decreto correttivo a quel testo, la stessa Lega ha annunciato che in Aula, in occasione della conversione in legge, proporrà ulteriori modifiche. Ma basta fare qualche passo indietro per capire che il "ripensamento" nel Carroccio è abbastanza frequente. Un altro esempio? Il caso Alfonso Papa. Era metà luglio scorso e il giudizio dei Lùmbard sul deputato del Pdl invischiato nelle indagini legate alla P4 è stato decisamente altalenante. In prima battuta fu proprio il Senatùr a chiederne l'arresto («deve andare in galera»). Non erano passate nemmeno 24 ore che lo stesso Bossi cambiò parere: «Sono convinto che le manette non vadano messe mai se prima non facciamo il processo. Se Papa ha commesso dei reati paghi, ma non va bene mettergli le manette prima, quando ancora non sappiamo se quello che ha fatto è da galera o no». Come sono andate a finire le cose è noto. Ad un certo punto infatti è stato il ministro dell'Interno Roberto Maroni a scendere in campo e così il voto "segreto" dei deputati leghisti si è espresso quasi unanimememte per l'arresto del deputato. E poi? Beh basta ricordare l'estate 2010 e tutte le volte che Bossi, dopo lo strappo di Fini, ha chiesto di tornare alle urne. Richiesta puntualmente smentita nel giro di qualche ora.

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