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Salvagente Bce per l'Italia

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Il presidente della Bce Jean-Claude Trichet

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L'Europa si è svegliata. L'eventualità che la speculazione da stamattina cominci a colpire l'euro e le borse finanziarie ha spinto i governi dei Paesi occidentali e le banche centrali, quella europea in particolare, a preparare un massiccio programma di acquisto di titoli di stato italiani e spagnoli. E il governo cerca risorse. Nelle pensioni. Un'operazione che, secondo il Wall Street Journal, avrebbe un costo complessivo di 1400 miliardi di dollari e che farebbe da apripista per l'avvio di un'azione coordinata delle banche centrali di tutto il mondo per evitare che la crisi del debito si avviti in una spirale senza ritorno. Questo almeno ha riportato ieri il Financial Times. Secondo il quotidiano finanziario «la conference call della banca Centrale Europea non avverrà prima della serata di domenica per coordinare un'azione con gli Stati Uniti e l'Asia» ovvero con la Fed e la Bank of Japan. Insomma «la Bce non è più leader. Il problema è cosa accadrà con il downgrade degli Stati Uniti. I bond italiani e spagnoli non sono più la priorità nell'agenda». La crisi globale insomma richiede azioni globali ma intanto è nell'Eurozona che si gioca la partita più delicata. Il via libera a Trichet per l'acquisto di bond tricolori (il presidente Bce aveva richiesto un sì politico per agire) è stato infatti preceduto dai paletti messi dai paesi più forti dell'Ue, Francia e Germania. Che ieri con un comunicato congiunto dopo l'incontro all'Eliseo hanno fatto capire le condizioni che porranno alla Bce per farle aprire il portafoglio: «Merkel e Sarkozy giudicano favorevolmente le misure prese dall'Italia. E chiedono al Parlamento di approvare rapidamente il nuovo piano entro la fine di settembre». I due capi di stato hanno detto che «una rapida e completa attuazione delle misure annunciate è la chiave per restaurare il clima di fiducia nei mercati». Tradotto significa che l'anticipo della manovra italiana dal 2014 al 2013 è di «fondamentale importanza». A parte l'Europa però tutto il mondo resta in allerta. Le consultazioni tra le cancellerie dei paesi più industrializzati si sono tenute senza sosta nel corso della nottata appena trascorsa. Obiettivo: concordare una linea comune prima dell'apertura della Borsa di Tokyo. Al vaglio anche misure di liquidità d'emergenza, possibilmente coordinate sull'asse Europa-Usa-Asia, per evitare una stretta del mercato monetario. I mercati si augurano un terzo round di allentamento monetario e guardano con attenzione alla prossima riunione del Fomc il 9 agosto e a Jackson Hole, dove si terrà alla fine del mese il consueto incontro dei banchieri centrali e dove il presidente della Fed, Ben Bernanke, ha annunciato lo scorso anno il piano da ulteriori 600 miliardi di dollari di acquisti di titoli di stato. Tutti pronti a intervenire insomma per scongiurare il panic sell, le vendite da panico sui mercati finanziari. La tendenza che arriva dal Medio Oriente non depone a favore di un inizio di settimana positivo. I mercati della regione, aperti la domenica (giorno di chiusura per Europa e Stati Uniti) hanno prevalso le vendite in attesa delle decisioni delle riunioni del G7, del G20 e della Bce previste. L'indice della piazza finanziaria di Dubai ha perso il 3,7% portando il passivo rispetto ai livelli massimi di aprile al 12%. Perdite anche sul mercato del Qatar (-2,51%) e dell'Oman (-1,87%) mentre ha chiuso quasi invariata la Borsa dell'Arabia Saudita che però sabato aveva ceduto oltre 5 punti percentuali. La Borsa di Tel Aviv ha chiuso ieri una convulsa giornata di contrattazioni con una perdita media di più del 7%. Il TA25, indice delle 25 maggiori società per capitalizzazione, ha registrato una perdita del 7,1%. Quello delle 100 maggiori società del 7,2%. Le perdite più forti sono state rilevate dagli indici settoriali: quello del petrolio e gas è sceso del 9,5%, delle industrie tecnologiche del 7,6%.

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