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La ricetta di Prodi: meno spese con i contanti Le agenzie di rating? «Si mettono d'accordo»

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Mala colpa non era di chi era a Bruxelles, come ero io in quel momento quando è stato introdotto l'euro nella pratica quotidiana. La responsabilità è dei Governi nazionali. E in soli due paesi si è verificato questo fenomeno: la Grecia e l'Italia». Lo ha spiegato Romano Prodi a Radio 24, in un'intervista nel corso della trasmissione «24 Mattino Estate» . «C'erano due strumenti che Ciampi aveva elaborato: le commissioni provinciali di controllo che erano state istituite non sono state fatte lavorare, e il doppio prezzo in lire e in euro per sei mesi in modo che la gente si sarebbe potuta difendere da sola. Io non ho mai capito perché questi due semplici provvedimenti che Ciampi aveva raccomandato, non siano stati usati dal Governo Berlusconi» ha chiarito Prodi a Radio 24. In merito al futuro della moneta unica europea: «Sono preoccupato - ha spiegato Prodi a Radio 24 - ma non credo ci sarà la fine dell'euro. È vero, siamo entrati nel periodo della paura: paura della Cina, degli emigranti. Quando la campagna francese si fece per quell'idraulico polacco e non c'era un idraulico polacco in tutta la Francia, era chiaro già allora che eravamo entrati in un periodo diverso. Quando però si va nel concreto e si dice abbandoniamo l'euro, i primi ad avere paura ad abbandonarlo sono i tedeschi. In un mondo grande come quello di oggi essere soli non va bene neanche per la Germania. Sanno benissimo - ha aggiunto il professore - che solo con l'euro possono avere la forza economica che hanno oggi. Senza l'euro tutti gli altri paesi compresa l'Italia avrebbero svalutato e svaluterebbero la loro moneta. Quando io ho iniziato la carriera accademica ci volevano 145 lire per un marco, quando siamo entrati nell'euro ce ne volevano 990, abbiamo svalutato del 600 per cento. I tedeschi sanno benissimo che in questo caos non potrebbero gestire una democrazia moderna. Arrivano con la demagogia fino al limite del burrone e dopo si fermano!». Sulle Agenzie di Rating, Prodi ha sostenuto: «La prima cosa è la concorrenza. Si parla tanto di concorrenza e poi le tre agenzie di rating mondiale sono come Qui Quo Qua, vanno d'accordo tra loro. Sono tutte americane. Si mettono d'accordo. Non c'è niente da fare, istintivamente rispondono a stimoli politici. Ci vogliono agenzie europee, cinesi, indiane. Questa soluzione avrebbe anche un altro vantaggio. Quello di rendere relativo il giudizio di queste agenzie che, comunque, ci vuole perché ci vogliono dei controlli ma i loro giudizi andrebbero poi presi con una certa saggezza. Qualcuno propone agenzie in mano agli Stati. Io ho delle perplessità - ha chiarito - perché evidentemente perderebbero di credibilità. Per definizione ognuno metterebbe l'asino dove vuole il padrone. Nel mercato di oggi è meglio che ci siano tanti asini e tanti padroni». Infine, sui costi della politica e gli sprechi della casta, Prodi ha chiarito: «Bisogna dare un minimo di esempio e rappresentare quello che è il dolore medio del paese. Il risparmio vero si fa solo nell'apparato della politica. Giorno per giorno questo apparato si è ingrandito».

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