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Il taglietto del governo. Via 36 Province

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Roberto Formigoni

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Un taglietto. Nulla di più. Gli oltre 5 mila lettori de Il Tempo che hanno inviato la loro adesione alla campagna «Via le Province» - magari già presi di mira dalla manovra bis del governo - hanno poco da esultare. Sono solo 36 le Province che, stando alle misure anti-crisi approvate ieri dal Consiglio dei ministri, verranno abolite. Nella bozza che ieri è arrivata sul tavolo del governo si legge: «A decorrere dalla data di scadenza del mandato amministrativo principale in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, sono soppresse la Province la cui popolazione rilevata al censimento generale della popolazione del 2011 sia inferiore ai 300 mila abitanti o la cui superficie complessiva sia inferiore a 3 mila chilometri quadrati». A conti fatti 36, appunto. Di queste 19 sono attualmente in mano al Pd, 12 al Pdl, 4 alla lega, e una a Mpa. Mano al pallottoliere, dunque. Se per il Molise sarebbe una vera Caporetto, visto che sono sotto i 300mila abitanti tutte e due le sue province, a pagare un conto salato sarebbe pure la Sardegna,dove su 8 province 6 cadrebbero sotto la scure della riforma (Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Nuoro, Ogliastra, Olbia Tempio e Oristano). Va male anche alla Toscana, che vedrebbe dimezzate le sue 10 province, visto che 5 rischiano di scomparire (Grosseto, Massa Carrara, Pistoia, Prato e Siena). Stessa sorte per il Piemonte, che da 8 passerebbe a 4 province, con la soppressione di Asti, Biella, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli. Mentre uno scenario ancora peggiore si prospetterebbe per la Liguria, che da 4 scenderebbe a una sola provincia, visto che a esclusione di Genova, tutte le altre sono sotto i 300mila abitanti. Dimezzamento in vista anche per le province del Friuli Venezia Giulia, dove il rischio cancellazione riguarda Gorizia e Trieste. E una provincia sola resterebbe in Umbria, (dove rischia di essere spazzata via Terni) e in Basilicata, visto che la scure si abbatterebbe su Matera. Appena meglio la situazione in Calabria (su 5 province, sarebbero cancellate quelle di Vibo Valentia e Crotone) e nella Marche dove sparirebbero 2 delle 5 province, Ascoli Piceno e Fermo. Il procedimento di dirottamento delle competenze è esattamente quello che i lettori de Il Tempo (e tutti i cittadini italiani) vanno dicendo almeno dal 1970 (anno di nascita degli enti regionali). «Le funzioni esercitate dalle Province soppresse - si legge nella bozza - sono trasferite alle Regioni, che possono attribuirle, anche in parte, ai Comuni». Quanto a personale, beni, strumenti operativi e risorse finanziarie verranno «trasferiti, con decreto del ministero dell'Interno, alla Regione». Non è tutto. Taglio, forse più consistente, anche ai Comuni. Previsto dalla bozza del decreto approvato in Consiglio dei ministri l'obbligo di accorpamento per quelli che hanno meno di mille abitanti. Scomparirebbero così circa 1970 piccoli municipi, per lo più nelle zone di montagna. E si parla anche di un accorpamento delle Regioni più piccole. Un taglio di oltre 50mila poltrone tra Province, Regioni e Comuni, è la stima che l'Esecutivo. Ma gli enti locali sono già sul piede di guerra. Ognuno pronto a tirar fuori un'eccezione. E a truccare il pallottoliere.

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