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Lettera dal passato

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Cari Franziska e Jaime, figli miei dolcissimi. Siete ancora molto piccoli, ma ho deciso di scrivervi questa lettera perché quando sarete più grandi possiate capire le ragioni per cui l'Italia si trova nelle condizioni che state vivendo. Siamo nel terzo millenio, il mondo è attraversato da guerre e cambiamenti epocali. Tutto quello per cui hanno vissuto i vostri nonni, mio padre e mia madre, sta andando in frantumi, siamo nel pieno del declino dell'Occidente. Oggi sta accadendo qualcosa che è destinato a cambiare il futuro. Voglio raccontarvelo. L'Italia è in pericolo, abbiamo un debito pubblico enorme che già pesa sulle vostre esili spalle, abbiamo bisogno di riforme che mettano le nuove generazioni - voi e tutti quelli come voi - al riparo dalla bancarotta e in grado di essere migliori di noi. Per farlo serve una classe dirigente forte, coraggiosa, giusta. Purtroppo non lo è. Il Parlamento, espressione di quella conquista che è la democrazia, è diviso, frantumato, sordo e cieco. Le opposte fazioni si sono spartite il vostro futuro e hanno deciso che la soluzione del problema passa attraverso una politica economica e sociale dove lo Stato decide tutto, controlla tutto e tassa tutto. Le rivolte che fecero nascere le democrazie furono contro l'oppressione fiscale. Le monarchie crollarono, le colonie inglesi d'America si ribellarono alle gabelle del re. Libertà. Secoli dopo, nel 2011, è stato deciso che il conto del debito italiano lo deve pagare un gruppo di cittadini onesti che dichiara i propri redditi e versa già le tasse. Un grande italiano del Novecento, Giuseppe Prezzolini, direbbe che siamo i fessi che pagano per i furbi. Ora ci hanno chiesto altri sacrifici, lo chiamano contributo di solidarietà, e pagheremo ancora di più: due miliardi e mezzo di euro in due anni. Siamo patrioti, lavoriamo sodo, siamo creativi, amiamo l'intelligenza, vogliamo lasciare una testimonianza del nostro passaggio sulla terra. Molti, come vostro padre, vengono dal nulla, hanno studiato, sofferto, accettato il rischio, viaggiato, cambiato tanti posti di lavoro, messo a frutto il talento. Lo Stato ha deciso che tutto questo non va esaltato, ma punito, tassato e chiuso in un recinto di mediocrità. Cari bambini, volevo dirvelo, non è questa l'Italia che ho sognato.  

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