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Il Cav a Roma per fermare Giulio e Fini Alfano apre soltanto ai centristi

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Egià questo era abbastanza per comprendere che certamente non sarebbe stato un incontro risolutivo per le sorti della Patria. Umberto Bossi e Giulio Tremonti si incontrano per ben due ore nella casa del leader della Lega a Gemonio, vicino Varese. Due ore per fare il punto della situazione e soprattutto per dimostrare che l'asse tra il ministro dell'Economia e il Carroccio è più saldo che mai dopo che era sembrato essersi incrinato nelle ultime settimane. Al termine Bossi parla da dietro la cancellata per sottolineare che l'Italia non è stata commissariata dalla Ue e dalla Bce che «sta facendo bene perché ha promesso di acquistare titoli di Stato italiani e spagnoli». E spiega: «Non c'è alcun problema di elezioni adesso. Certamente non votiamo dopo il 2013». Secondo Bossi con la crisi «è la realtà che è venuta a trovarci. Per tanto tempo il Paese ha speso più di quanto poteva» e ora, per venire fuori dall'emergenza, «dobbiamo fare tutte le riforme e finire tutte le riforme che stiamo preparando» e di cui Bossi e Tremonti andranno quanto prima a parlare con Berlusconi. Sarà Berlusconi a farsi vedere. Ieri ha deciso di far slittare di un giorno il suo ritorno a Roma: sarà nella Capitale domani e non oggi come inizialmente previsto. È possibile che si sieda al tavolo con le parti sociali convocato dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Probabile anche che si faccia vedere al fianco di Giulio Tremonti giovedì alla Camera per l'audizione sulla riforma costituzionale che dovrebbe comportare l'inserimento del pareggio di bilancio nella Carta. Il Cavaliere non vuole lasciare spazio a nessuno, segue direttamente le trattative e guarda a vista le mosse del ministro dell'Economia. Ieri il premier è rimasto per tutto il giorno nella villa di Porto Rotondo. Pochissimi i contatti telefonici. In serata lo chiama Tremonti per aggiornarlo e fare il punto sulla conference call del G7. Per il resto solo lunghe passeggiate e chiacchiere con le figlie Barbara ed Eleonora. Non parla e manda avanti Angelino Alfano che dagli schermi del Tg1 avverte: «Si tratterà di giorni e settimane delicate nelle quali le buone volontà dovranno tradursi in azioni concrete. Noi siamo fiduciosi che la sinistra tenga il profilo istituzionale che si confà ad una forza di sinistra e che l'Udc guidata da Casini possa sempre più arrivare alla conclusione che è bene collaborare nell'interesse dell'Italia». Dunque, avanti con l'attuale esecutivo magari con una maggioranza più ampia: «Se arriva il governo tecnico - insiste Alfano - mica si cancella il debito pubblico passato. Cioè, ci si trova con gli stessi problemi di oggi con in meno una legittimazione popolare che non ha e che invece ha il governo Berlusconi che ha vinto le elezioni del 2008». Un messaggio chiaro che mantiene aperte le porte all'Udc. Ma solo all'Udc. E non a tutto il Terzo Polo. Proprio ieri Italo Bocchino, leader di Fli, si è mostrato improvvisamente disponibile a sostenere alcune misure dell'esecutivo. Insomma, Berlusconi continua a sospettare un asse tra Tremonti e Fini. Che vuole stroncare subito sul nascere. F. d. O.

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