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Nuova legge elettorale. Via alla raccolta di firme

Il ministro della Semplificazione normativa Roberto Calderoli

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Parte la battaglia per cambiare la legge elettorale. Quella che lo stesso ministro Calderoli, che la pensò nel 2006, definì una «porcata». Una legge che, cancellati i collegi, ha concesso un potere assoluto alle segreterie dei partiti che, di fatto, decidono chi nominare al Senato e alla Camera. Da anni, a parole, la norma non piace a nessuno ma non è cambiato niente. In fondo anche i partiti hanno i loro vantaggi dal «porcellum». Eppure, stavolta qualcosa si muove. Il deputato del Pd Arturo Parisi, il capogruppo dell'Idv Antonio Di Pietro, l'intramontabile Mario Segni e altri hanno lanciato ieri una raccolta di firme per fare un referendum e cambiare la legge elettorale. «Un atto di patriottismo democratico», secondo Di Pietro, che spiega: «Dal 7 agosto chi vuole ci metta la faccia e soprattutto la firma. Ancora una volta i cittadini sono chiamati a sostituire il Parlamento». La raccolta si chiuderà il 30 settembre. I due quesiti presentati puntano entrambi ad abolire la legge Calderoli per tornare ai collegi uninominali previsti dalla precedente legge elettorale, il «mattarellum», e ridare così, come spiegano anche gli altri promotori (Andrea Morrone, presidente del Comitato, Loredana De Petris di Sel, Enzo Palumbo del Partito Liberale, Nunzia Eleuteri dell'Unione popolare) «la possibilità ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti» e pure «dignità alla politica». «Già dicono, come l'altra volta, che non ce la facciamo - spiega Di Pietro - poi si è visto come è andata». Per il leader dell'Idv «non c'è modo peggiore di perdere che non provarci, anche perché fra il morire di inedia e fare resistenza è meglio fare resistenza democratica» e «ridare al Paese un Parlamento degno e non asservito a una persona che non vive in Italia ma sulla Luna». Senza cambiare la legge elettorale, incalza, «il Parlamento non cambierà perché la compravendita dei parlamentari è già avvenuta. C'è già un accordo con i vari "scilipotati"». E se si tornasse al voto con il «porcellum» «alzeranno la mano solo per gli interessi di chi li ha nominati, sempre che non trovino qualcuno che li paga di più». Il Parlamento, continua Arturo Parisi, «non può essere sporcato da una legge che priva i cittadini del diritto fondamentale di scegliere i propri rappresentanti. Faccio appello al mio partito, a Bersani, affinché riconsideri la sua neutralità, si faccia carico della questione e non la guardi con distacco. L'impresa - ammette - è difficile visto che si gioca ad agosto. Ma a ben guardare sono le imprese disperate ad aprire varchi alla speranza». Arrivano i primi consensi. Articolo 21 aderisce «convintamente», scrivono in una nota Beppe Giulietti, Federico Orlando e Tommaso Fulfaro, rispettivamente portavoce, presidente e segretario dell'associazione. «Questa legge elettorale mette nelle mani di pochi la scelta dei candidati e degli eletti in Parlamento ed è anche un oltraggio all'articolo 21 della Costituzione proprio perché non consente alle persone né di sapere né di scegliere. Il nostro sito è sin da oggi a disposizione di tutte le iniziative che consentiranno di raccogliere le firme e sostenere la campagna referendaria».

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