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Uniti dalle manette

Filippo Penati

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La politica gioca a palla prigioniera. Destra e sinistra sono vittime dello stesso problema: le manette. I poli sono ricattati. Il Palazzo è in una condizione di debolezza tale per cui qualsiasi pm di provincia può spiccare un mandato di cattura su un parlamentare e vederlo in cella. Le prove e i processi? Si vedrà. Pdl e Pd si guardano allo specchio, Berlusconi e Tremonti sono i due volti della stessa medaglia. Il Cavaliere da diciassette anni inseguito dai magistrati, il titolare dell'Economia alle prese con un caso che getta ombre non sul suo operato, ma sulla sua capacità di vigilare e comprendere che un ministro della Repubblica non può pagare un affitto in contanti a un suo factotum parlamentare. Dice di essere spiato, mette in difficoltà la Guardia di Finanza poi telefona per calmare le Fiamme gialle. Pasticcio. Pier Luigi Bersani passa dalla diversità antropologica dell'ex Pci alla diversità politica del Pd, dimenticando di spiegare ai propri elettori perché mai il suo partito avesse messo in piedi nella ex Stalingrado d'Italia, Sesto San Giovanni, attraverso il suo braccio destro Penati, un sistema di riscossione del pizzo alle imprese. Penati autosospeso ma in carica, Tedesco salvato dal nemico e ancora a Palazzo Madama, Pronzato un ufo che adesso non conosce nessuno e prima invece entrava e usciva dalla segreteria del Pd. I partiti si specchiano. Sono poliprigionieri. Al Senato la maggioranza vota la fiducia sul processo lungo. Era così urgente? La sinistra urla come da copione. Pura finzione. Disuniti su tutto, uniti dalle manette.

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