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Sì al rifinanziamento delle missioni militari all'estero

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Ildecreto, presentato dal relatore Giuseppe Esposito, passa all'esame della Camera non senza qualche intoppo dovuto alle fibrillazioni, fino all'ultimo momento, del Pd. Viste le prese di posizione di alcuni esponenti di spicco della Lega come il ministro Roberto Calderoli e il viceministro Roberto Castelli, che aveva annunciato il voto contrario al decreto, tutti si aspettavano problemi all'interno della maggioranza con un sì sofferto del Carroccio. E invece ieri c'è avuta una spaccatura nel Pd con una sospensione dei lavori dell'Aula per consentire ai senatori democratici di convocarsi, poco prima del voto finale, per trovare una posizione comune in favore del decreto mal digerito da almeno una quindicina di senatori. Anche se in Aula, a nome del gruppo, il senatore del Pd Giampiero Scanu aveva annunciato il voto favorevole. La presidente Anna Finocchiaro ha dovuto così riunire d'urgenza i suoi in modo da tentare una ricomposizione del dissenso. Al termine del vertice a porte chiuse è passata la linea del sì all'unanimità da parte del Pd. «Siamo tutti vincolati a votare il decreto», ha detto Marco Follini annunciando l'intesa che imbarca - pur con molta sofferenza - anche i senatori dissenzienti tra cui Vincenzo Vita ed altri esponenti della sinistra del Pd, gli Ecodem, Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, e Roberto Di Giovan Paolo. Assente Ignazio Marino che aveva già annunciato nei giorni scorsi il suo voto contrario. «Alcuni di noi - riferisce Vita - hanno espresso opinioni diversificate che però non si esprimeranno in Aula». Sul versante della Lega, invece, a parte l'assenza preannunciata del viceministro Castelli, i lumbard hanno votato compatti rivendicando con il capogruppo Federico Bricolo una modifica del decreto con il «ridimensionamento sia in termini di costi che di uomini nei diversi scenari». I leghisti hanno rivendicato in Aula in particolare «il rientro di oltre 2 mila nostri soldati e il risparmio di 150 milioni di euro».

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