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Fini vuole Maroni a Palazzo Chigi. Bobo lo snobba

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Roberto Maroni

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Fini ci prova. Prepara il tranello. Spera che la Lega abbocchi. E invece, miseramente, è costretto a ripiegare. Il Carroccio non ne vuole sapere di ribaltoni. Anzi, va oltre e, lo stesso uomo che il presidente della Camera aveva designato come «guida» di un ipotetico governo tecnico, rispedisce al mittente l'invito, «consapevole» che si tratta di idee «strumentali». Da una parte c'è un sempre più «politicizzato» presidente della Camera, dall'altra Roberto Maroni, l'uomo di punta della Lega. Due personaggi agli antipodi. Il primo offuscato da un odio viscerale nei confronti di Silvio Berlusconi, il secondo, che, invece, pur essendo consapevole della sua grande popolarità all'interno del movimento nordista, non farebbe alcuna mossa che potrebbe mettere a repentaglio l'Esecutivo. Eppure, nonostante la fedeltà del Carroccio al Cav sia stata più volte ribadita, il leader di Fli ha tentato comunque di seminare zizzania. Risultato? Un'ennesima e imbarazzante figuraccia che si abbatte non solo su di lui ma, di riflesso, anche sul neonato Terzo polo. Tutto ha avuto inizio ieri quando dalle colonne di Repubblica il leader di Futuro e libertà dimentica di essere presidente della Camera e inizia a dare sfogo al proprio odio verso Silvio Berlusconi. Accusa il premier di «portarci nel baratro», non crede «allo strappo di Alfano» ritenendo il Cav «il dominus del Pdl». Poi, per evitare che Silvio possa continuare «ad allungare l'agonia a spese dell'Italia», si spende in parole d'elogio verso la Lega. Un onere più che un onore visto che da tempo i rapporti tra Fini e il Carroccio sono ridotti a zero. Eppure, se si vuole mettere fuori gioco Berlusconi, tutto diventa lecito. E così, visto che gli unici a poter ribaltare la situazione sono i leghisti, ecco che Fini tenta il trappolone: «Sì a un Governo con Roberto Maroni premier. Lo sosterebbe anche il Pd». Due frasi finite miseramente per trasformarsi in flop. Infatti, non solo i Democratici hanno smentito ogni possibilità di sostenere un governo guidato da un esponente dell'attuale esecutivo, ma è lo stesso Maroni a dimostrarsi «indifferente» alla proposta del numero uno di Montecitorio. «Noi lavoriamo perché il governo arrivi a fine legislatura» è stato il commento del ministro dell'Interno che ha aggiunto di essere «indifferente» alle ipotesi che stanno circolando su nuovi esecutivi, «consapevole» che si tratta di idee «strumentali». Maroni non cade nel tranello. Con poche parole, secche, allontana da sé l'ipotesi di voler complottare contro il governo. Si sfoga con i suoi. «Racconta di non voler minimamente pensare a fare il primo ministro - racconta un parlamentare suo amico – È consapevole di aver raggiunto già il massimo che un leghista potesse ottenere in un governo anche perché dobbiamo essere realisti: il nostro consenso a livello nazionale non ci permette di avere la carica di premier». Eppure il «servizietto» di Fini rischia di sconvolgere ulteriormente gli equilibri interni del Movimento. E così, mentre Bossi sabato sera ha avvertito i suoi («Non si faccia confusione, altrimenti m'inc...»), Maroni non ci sta a farsi «tirare per la giacchetta». Non a caso, nelle sue uniche dichiarazioni pubbliche dopo il voto su Papa, ha gettato acqua sul fuoco assicurando non solo che il via libera all'arresto del deputato Pdl «non ha avuto alcuna ripercussione sul governo», ma, soprattutto, che «nella Lega c'è un gruppo compatto guidato da Umberto Bossi». Eppure se per ora Maroni è il primo a garantire sulla tenuta dell'Esecutivo nulla eviterà che, in futuro, l'ordine di scuderia impartito dallo stesso Bossi sia quello di «andare soli». A dirlo sono proprio i fedelissimi dell'Umberto: «La Lega è stanca di questo Pdl. Se le cose non dovessero cambiare, alle Amministrative del 2012 correremo da soli e nulla ci vieterà di farlo anche l'anno successivo per le Politiche. Certo che, in quel caso, la decisione di sganciarci dal Pdl avverrà solamente se ci sarà una legge elettorale diversa da questa». Il parlamentare leghista infine si sfoga: «Nel nostro movimento il problema non è il rapporto tra Maroni e Bossi visto che tra i due ci sono state reciproche attestazioni di stima, ma è il Cerchio Magico (il gruppo composto dai capigruppo di Camera e Senato, Reguzzoni e Bricolo, e dalla vicepresidente di Palazzo Madama Rosi Mauro, ndr) che non sempre dice a Bossi le cose come stanno. "Bobo" sta combattendo contro questo sistema per tornare ad avere una Lega ancora più unita di quello che è». Intanto il «tranello» lanciato da Fini agita le acque all'interno del Pdl. In prima fila si schiera il sindaco di Roma, Gianni Alemanno che, intervenendo alla riunione dei quadri di Forza Nuova, ha commentato: «Riconosco a Maroni di essere uno dei migliori ministri di questo governo, ma il ruolo della Lega va ridimensionato nei rapporti con il Pdl». È invece il movimento di Daniela Santanché a prendersela direttamente con il leader di Fli: «Fini è alla "canna del gas", farebbe bene a dimettersi».

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