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Bobo e Angelino alleati per forza

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni (S) con il ministro della Giustizia, Angelino Alfano

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Quante probabilità ha la maggioranza di concludere la legislatura dopo lo strappo interno alla Lega tra Umberto Bossi e Roberto Maroni? Questa è la domanda che resterà in sospeso per tutta l'estate, fino alla riapertura della stagione politica a metà settembre quando ci sarà da affrontare la finanziaria. Ieri Silvio Berlusconi ha ammesso le difficoltà con il Carroccio, la rottura di un patto sul caso Papa alla Camera, il taglia e cuci con il partito del Nord. Per alcuni l'ammissione del Cavaliere è un segno di debolezza, per altri un avvertimento. A dispetto di quanto si creda il presidente del Consiglio ha ancora molte carte da giocare sul tavolo della crisi. Intanto ha una conferma: al voto di fiducia la maggioranza finora ha sempre retto. Poi ha una certezza: in Parlamento l'alternativa a questo governo non esiste. Il Terzo Polo, inoltre, è una rappresentazione virtuale dove neanche il numero, terzo, corrisponde alla realtà elettorale perché forse è quarto, addirittura quinto. Aritmetica delle urne a parte, il vero fatto nuovo oltre Berlusconi è un altro: l'asse potenziale del futuro è quello tra Maroni e Angelino Alfano. Il ministro leghista e il segretario del Pdl, per un caso della storia (e della giustizia) sono catapultati in prima fila subito dietro Silvio. La magistratura con l'inchiesta P4 ha lambito e indebolito le figure di Giulio Tremonti e Gianni Letta, i due veri poteri forti che si confrontavano all'interno del governo e potevano aspirare legittimamente a succedere al Cavaliere. Oggi non è più così. E i cinquantenni l'hanno capito e spingono sull'acceleratore del cambiamento generazionale. Maroni ha impresso velocità e potenza al suo disegno di egemonia nel Carroccio. Nessun attacco diretto verbale al fondatore, l'Umberto da Giussano, ma un tenace e costante attacco alle truppe parlamentari che oggi in maggioranza stanno con Bobo. A Maroni serve però un alleato nel partito di Berlusconi, Alfano è quello naturale. Ma l'Angelino custode del Pdl deve prima liberarsi del ruolo di guardasigilli e poi cominciare a regolare le posizioni nel partito. Se non litigano, i due faranno strada e sarà lo stesso Berlusconi a spianargliela. Ma se fanno i fratelli coltelli né per loro né per Berlusconi né per il centrodestra vi sarà strada.

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