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Forca e forcone

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Il deputato del Pdl Alfonso Papa

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Quelli che esultano per la carcerazione di un uomo mi fanno orrore. Alfonso Papa finisce in carcere tra urla e strepiti della piazza mediatica, ma è sempre un presunto innocente a cui viene tolta la libertà, un padre di due bambini che non tornerà a casa ad abbracciare i propri cari. Cosa c'è da esultare per tutto questo? Niente. Mi hanno insegnato ad avere pietas per chi perde. E non lo dimentico. Come non dimenticherò il senatore del Pd Tedesco dire: «Sono innocente, arrestatemi». Sembrava di stare ai tempi del Baffone in cui i condannati dal regime comunista andavano a morire urlando «Viva Stalin». Pazzesco. La Camera dei deputati ha deciso che le manette per Papa sono cosa buona e giusta, ma non sono le carte investigative ad inchiodarlo, per quelle ci sarà il processo. Le ragioni per cui quel deputato va in prigione sono politiche. Ieri abbiamo visto la maggioranza di governo ballare il penultimo tango, il Pdl in preda alla febbre gialla, Berlusconi perdere il controllo della maggioranza che lo sostiene e la Lega di Bossi tramontare per sempre. L'epicentro del terremoto è al Nord, nel Carroccio, nella leadership consunta del Senatur. Roberto Maroni e il suo gruppo di fedelissimi con il sì all'arresto di Papa ha spezzato definitivamente il «cerchio magico» del padre padrone del partito, sancito l'inizio della fine di Bossi, aperto ufficialmente una nuova stagione nella Lega. La crisi di Bossi ha un riflesso immediato su Berlusconi. L'asse del Nord, le cene ad Arcore tra lui e l'Umberto non sono più sufficienti a garantire ordine e disciplina. D'ora in poi il Cavaliere, se vuole sopravvivere, dovrà tener in buon conto quel che dice e pensa Maroni. Ora il problema numero uno è quello di evitare di capitolare sulla forca e a colpi di forcone. La forca di un giustizialismo cieco e furente, di una magistratura che riempie il vuoto lasciato da istituzioni moribonde, incapaci di sintonizzarsi con l'elettorato e prive di una reale proposta politica. Il forcone è quello di un'opinione pubblica che ha deciso di rititare la cambiale in bianco data alla maggioranza e all'opposizione parlamentare, di una massa informe che grida il suo scontento, di una protesta contro la Casta che sembra inarrestabile. Un vento di antipolitica che questa classe dirigente non ha voluto ascoltare. Stanno scorrendo i titoli di cosa. E non sarà un happy end.  

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