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Subito l'innalzamento dell'età delle donne a 65 anni

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Alcunedi queste sono totalmente sproporzionate ai contributi versati in passato, e non c'è nessuna ragione né morale né di equità per mantenerle al livello attuale. Da un taglio medio del 5%, secondo Zingales e Perotti, si possono ricavare 3 miliardi. Insieme con un innalzamento immediato dell'età pensionabile delle donne a 65 anni e con l'indicizzazione al Pil come avviene in Svezia e come proposto da Tito Boeri e Agar Brugiavini su www.lavoce.info, si potrebbe produrre un risparmio da quantificare esattamente, ma diciamo almeno 6 miliardi (le pensioni totali sono 250 miliardi, oltre il 15% del Pil; se non si può ridurre questa voce del 2%, che rigore è?). Secondo Alberto Bisin e Sandro Busco di NoiseFromAmerika, «il provvedimento di eliminazione della indicizzazione delle pensioni oltre i 2300 euro rende più tenue il legame, sia effettivo sia atteso per il futuro, tra contributi versati e la pensione percepita. Per decenni gli italiani sono stati educati all'idea che il livello della loro pensione non dipendesse in modo sostanziale dal valore capitalizzato dei contributi versati ma da altre variabili. Quando i cittadini osservano che i contributi versati non generano obbligazioni inviolabili da parte della controparte (lo Stato, in questo caso), ma semplicemente generano promesse che possono essere disattese a ogni consiglio dei ministri, allora è più probabile che i contributi sociali vengano considerati come una forma pura di tassazione, con i conseguenti effetti negativi sull'offerta di lavoro».

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